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I Millennial non si fidano della finanza e investono direttamente in criptovalute

28 giugno 2021 | 07.24
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Come fondo pensione o come strumento contro l'inflazione, per risparmiare ma anche per andare contro i tradizionali meccanismi finanziari a cui si sono appoggiati i propri genitori: i giovani preferiscono la finanza decentralizzata.

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In un'intervista di pochi giorni fa al Financial Times, il membro del board della Bce Fabio Panetta ha paragonato l'euro digitale, ovvero la versione elettronica del denaro emesso dalla banca centrale, con monete instabili come Diem, la valuta digitale pianificata da Facebook che consentirebbe agli utenti di inviare denaro con la stessa facilità dei messaggi di testo: “Se le persone vogliono pagare in digitale e noi non offriamo loro un mezzo di pagamento digitale, qualcun altro prima o poi lo farà”. Niente di più vero visto e considerato che le nuove generazioni di investitori viaggiano spedite sui prodotti digitali piuttosto che sugli investimenti tradizionali. La Generazione Z e, più in generale i giovani millennial, dagli adolescenti ai ventenni, sono molto favorevoli alle criptovalute e alle tecnologie che le circondano. Come le monete digitali e la blockchain, come bitcoin ed ethereum, come dogecoin, NFT e tutto il settore DeFi, ovvero della finanza decentralizzata.

Secondo un sondaggio della CNBC quasi la metà dei milionari millenial ha almeno il 25% della propria ricchezza investita in criptovalute e circa la metà possiede NFT. Uno dei motivi per cui i giovani si sono rivolti a investimenti alternativi come le criptovalute è presto detto: non si fidano delle istituzioni di investimento tradizionali e preferiscono fare affidamento sulle proprie ricerche piuttosto che affidarsi ai consulenti finanziari delle aziende collegate al sistema tradizionale. Ma non è solo la sfiducia nel classico a spingere i giovani a investire in criptovalute quanto, piuttosto, una consapevolezza positiva verso la tecnologia blockchain: vogliono, cioè, investire in qualcosa a cui sono collegati a livello generazionale e nell'uso quotidiano, quindi monete o risorse digitali. E si tratta, nella maggior parte dei casi, di investimenti lungo periodo perché queste tecnologie sono considerate il futuro a breve e lungo termine. Un altro aspetto di ampia positività per i giovani è rappresentato dalle possibilità che bitcoin e le altro cripto offrono di garantire un acceso al sistema economico alle persone che non hanno un conto in banca, proprio come accaduto alcuni anni fa in Venezuela e come sta provando a sperimentare ora El Salvador dopo aver reso legale nel Paese proprio bitcoin.

Anche se molti esperti finanziari sconsigliano di investire in criptovalute in quanto considerate un investimento speculativo, volatile e rischioso, tutto questo non scoraggia i giovani investitori perché tendono a mettere a rischio generalmente solo piccoli capitali di partenza e confidano apertamente nel fatto che queste tecnologie abbiano il potenziale per rivoluzionare i regimi monetari di tutto il mondo. La generazione più giovane si preoccupa anche della propria pensione: non intende fare affidamento sugli stessi sistemi di accantonamento dei loro genitori, reputati inefficienti e iniqui, e promuove soluzioni diversificate a lungo termine. Questo, anche per i timori avvertiti attorno all'aumento dell'inflazione che sta decisamente determinando un certo interesse per le criptovalute tra i giovani. Senza dimenticare un'altra ragione, ovvero che la barriera all'ingresso di questi investimenti è generalmente molto bassa.

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