"Francesco, perdonali: quei contestatori di allora non sapevano quel che facevano ed erano lontanissimi parenti, per non dire estranei, al movimento autentico e spontaneo del Sessantotto". E' una sorta di appello o di 'preghiera laica' che Mario Capanna, il leader storico del '68 in Italia, rivolge attraverso l'AdnKronos a Francesco De Gregori, in vista del suo 70° compleanno che festeggerà domenica, il quale nel 1976 fu oggetto di una forte e violenta contestazione durante un concerto a Milano, che fu costretto bruscamente a interrompere.
Contestazione nella quale spesso furono coinvolti altri grandi artisti che pure 'ruotavano' idealmente nel mondo culturale della sinistra, da Fabrizio De Andrè a Roberto Vecchioni, da Antonello Venditti allo stesso Giorgio Gaber, anche se in quest'ultimo caso solo a parole... "Certo - ammette Capanna - ma bisogna distinguere bene i due movimenti e i due momenti storici: il '68 e il '77 che fu anche incubatore del terrorismo. Sono due cose molto diverse e le tensioni nel secondo caso erano anche eccessive, esagerate, direi estreme: ricordiamoci che è lo stesso tempo della cacciata del leader del più grande sindacato italiano, la Cgil, della cacciata di Luciano Lama, dall'università della 'Sapienza' a Roma...".
Quanto alla contestazione a De Gregori, "fu talmente clamorosa che fu poi ricordata e persino riportata in testi di canzoni da Roberto Vecchioni, da Edoardo Bennato e da Ligabue: quella contestazione travalicò il perimetro dello stesso De Gregori, che ne fu vittima ingiustamente designata". A distanza di così tanti anni da allora, di quasi mezzo secolo, cosa si sente di dire a De Gregori? "Solo una cosa: Francesco, perdonali!", chiude il cerchio Mario Capanna.
(di Enzo Bonaiuto)