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Il manager italiano a Hong Kong: "In quarantena con il braccialetto"

14 aprile 2020 | 15.55
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Il manager italiano a Hong Kong:

(di Laura Valentini) - 'Mi hanno visitato all'arrivo in aeroporto e messo il braccialetto elettronico: ho trascorso così la mia quarantena". Nel momento in cui l'Italia si prepara alla fase 2 dell'emergenza coronavirus e si discute se introdurre una app per il tracciamento, arriva la testimonianza di un manager italiano che opera nel brand del lusso, tornato da un viaggio in Europa ad Hong Kong, dove risiede per motivi di lavoro. E di come ha vissuto la sua quarantena. "Il mio viaggio in Europa- racconta G.O. all'Adnkronos - ha coinciso con il diffondersi del contagio e di conseguenza ero già avvertito che sarei stato oggetto di questa misura al mio ritorno, avvenuto verso la metà di marzo".

"All'aeroporto, dopo la visita, mi è stato messo al polso il braccialetto elettronico con cui potevo essere identificato e tracciato negli spostamenti. Di lì, su un taxi 'speciale', ovvero allestito all'occorrenza, sono stato portato nella mia abitazione" spiega ancora il manager precisando che l'indicazione era quella di isolamento in casa per 14 giorni: se fosse uscito il braccialetto lo avrebbe rilevato immediatamente.

"Mi hanno dato un numero verde da chiamare per qualsiasi occorrenza sia per avere a domicilio cibo e rifornimenti, sia nell'eventualità che avessi dovuto richiedere soccorso sanitario. Non solo. Ero chiamato periodicamente per avere la sicurezza che stessi bene", racconta.

"Allo scadere dei 14 giorni sono stato visitato e assodato che stavo bene mi è stato tolto il dispositivo e sono tornato ad una vita (relativamente) normale, adeguandomi alle restrizioni in atto" che proseguono ancora oggi a Hong Kong visto l'arrivo di quella che è stata definita la 'seconda ondata' della pandemia. ll comportamento della gente anche prima di questo nuovo allarme è rimasto sempre "molto attento, i cinema non hanno riaperto, nei ristoranti i tavoli sono stati molto distanziati, tutti indossano la mascherina" racconta ancora G.O.

Il manager dà dell'esperienza della quarantena monitorata da un device elettronico un giudizio tutto sommato positivo. La premessa è che "in Oriente è spiccatissima l'attenzione individuale nei confronti del gruppo; questo tipo di misure sono sentite come forma di rispetto nei confronti della collettività, il cui bene viene generalmente anteposto a valori individuali, quale appunto quello della privacy, che invece da noi sono sentiti come primari".

"Per quanto mi riguarda mi sono sentito soprattutto tutelato e devo dire che ho potuto verificare una presenza costante di supporto delle istituzioni" conclude.

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