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Lavoro: Indagine Mercer, Italia tra Paesi con il cuneo fiscale più elevato

13 novembre 2014 | 15.15
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Osservatorio del costo del lavoro che interessa 120 Paesi.

Lavoro: Indagine Mercer, Italia tra Paesi con il cuneo fiscale più elevato

Costo del lavoro del Paese appesantito dal cuneo fiscale, ma segnali positivi nelle dinamiche retributive previste dalle aziende per il 2015. Queste le evidenze più significative dell’Osservatorio sul costo del lavoro 2014, l’appuntamento annuale giunto alla sua 15ma edizione di Mercer, leader mondiale nella consulenza per lo sviluppo e l’organizzazione del capitale umano. L'indagine retributiva (Total Remuneration Survey), che annualmente la società di consulenza conduce in oltre 120 paesi al mondo, e che in Italia ha coinvolto 351 aziende, è stata presentata a Milano.

Il cuneo fiscale italiano risulta il più alto all’interno dei Paesi europei occidentali industrializzati per le posizioni di middle management e dirigenti, mentre il costo aziendale per il lavoro degli operai nei paesi dell’Europa orientale è in valore assoluto considerevolmente più basso.

"La pesantezza dell’attuale sistema di tassazione e di contribuzione fiscale rende il nostro Paese poco competitivo, soprattutto se lo confrontiamo con lo scacchiere internazionale. Un aspetto su cui riflettere per rilanciare l’economia e il mercato del lavoro in Italia", commenta Marco Valerio Morelli, amministratore delegato di Mercer Italia. "È necessaria inoltre - aggiunge - maggiore attenzione alle richieste degli investitori istituzionali nel progettare sistemi di remunerazione e di incentivazione per il top management".

L’operaio tedesco è il più costoso in assoluto per l’azienda, ma risulta anche quello con la remunerazione più alta. Oltremodo beneficia di un costo della vita favorevole e quindi con un potere di acquisto di gran lunga superiore a quello dei colleghi europei. L’operaio italiano, invece, presenta un reddito reale allineato a quello dei colleghi francesi e spagnoli, sebbene il costo aziendale risulti inferiore a quello francese a motivo dell’onerosità della sicurezza sociale in Francia.

La situazione è diversa quando si considerano le remunerazioni di quadri e dirigenti. In Italia, vi è un cuneo fiscale superiore alle altre economie mature per quadri, dirigenti e direttori. Infatti, mettendo a confronto le retribuzioni italiane con quelle tedesche, francesi e spagnole, gli italiani risultano il fanalino di coda in termini di potere d’acquisto a causa dell’elevata pressione fiscale (per i dirigenti il cuneo fiscale si attesta al 55% del costo totale sostenuto dall’azienda) e del costo della vita superiore.

Per effetto del costo della vita, il potere di acquisto dei quadri/dirigenti di alcuni paesi dell’Est (quale la Polonia) è superiore a quello dei pari grado italiani. In valori assoluti, quindi, sebbene il costo aziendale del dirigente nei paesi dell’Est sia inferiore a quello dell’omologo italiano, il gap è meno ampio rispetto alla differenza retributiva delle rispettive popolazioni operaie.

Negli ultimi tre anni, solo operai e dirigenti hanno visto un adeguamento delle proprie retribuzioni adeguato all’inflazione. Gli altri, in particolare gli impiegati e il middle management, hanno registrato un incremento salariale al di sotto dell’inflazione, perdendo così potere d’acquisto. Nell’attuale contesto economico, in cui l’inflazione negli ultimi 2 anni è stata inferiore al 2%, le remunerazioni più basse dei dipendenti sono state più protette rispetto alla dinamica dei prezzi, registrando un incremento complessivo del 7% in tre anni.

In un quadro economico ancora debole, in cui per il 2015 la stima di crescita del Prodotto interno lordo è pari allo 0,5% e il livello dell’inflazione ha fatto citare da più fonti la 'deflazione', l’incremento retributivo previsto dalle aziende parte del campione è pari al +2,5% medio per tutte le popolazioni aziendali. "Questo segno positivo per gli stipendi potrebbe essere letto come un segnale di ottimismo delle aziende", commenta Elena Oriani, Information Solutions Leader e responsabile dell’indagine per Mercer Italia.

I settori che prevedono incrementi superiori al 2,5% sono quelli innovativi, quali high-tech e life-science; altri settori, come il largo consumo mostrano un approccio difensivo a fronte di una contrazione del mercato.

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