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Indonesia, fucilati sei trafficanti di droga. Brasile richiama ambasciatore: 'Indignati'

18 gennaio 2015 | 11.54
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Cinque dei condannati erano cittadini stranieri, del Brasile, Olanda, Malawi, Nigeria e Vietnam. Il nuovo presidente Joko Widodo ha rifiutato la grazia. Oltre al presidente brasiliano Dilma Rousseff, anche l'Olanda protesta

(foto Xinhua)
(foto Xinhua)

In Indonesia sono stati fucilati sei condannati a morte per traffico di droga. Cinque dei condannati erano cittadini stranieri, del Brasile, Olanda, Malawi, Nigeria. La quinta era una donna del Vietnam, e anche un'indonesiana è stata uccisa dai plotoni di esecuzione che, secondo quanto riporta l'agenzia ufficiale Antara, hanno condotto le sei esecuzioni simultaneamente in diverse prigioni del paese.

Le esecuzioni sono avvenute dopo che Joko Widodo, il presidente che si è insediato lo scorso ottobre, ha rifiutato la grazia per questi condannati e per gli altri 60 che sono stati condannati a morte per reati legati al traffico di droga.

Netta condanna delle associazioni per i diritti umani. Forte anche la reazione di Brasile e Olanda che hanno richiamato gli ambasciatori. In Brasile è intervenuta la stessa Dilma Rousseff che, con una dichiarazione, si è detta "indignata e costernata" per l'esecuzione Marco Archer Cardoso Moreira, 53enne arrestato nel 2003 dalla polizia dell'aeroporto di Giacarta che aveva trovato 13,4 chili di cocaina nascosti nei suoi bagagli.

"Le relazioni tra i due paesi ne risentiranno - ha aggiunto il presidente - l'ambasciatore a Giacarta è stato richiamato per consultazioni. Anche il governo olandese ha richiamato il proprio ambasciatore dopo che il ministro degli Esteri ha definito l'esecuzione di Ang Kiem Soe, cha aveva 52 anni, "un'inaccettabile negazione della dignità e dell'integrità umana".

"Siamo di fronte ad una mossa molto triste e che fa arretrare" l'Indonesia, ha detto Rupert Abbott, direttore per la regione del Sud Est Asiatico di Amnesty International. "La nuova amministrazione si è insediata con la promessa di fare dei diritti umani una sua priorità, ma l'esecuzione di sei persone è uno schiaffo a queste promesse", ha aggiunto. L'Indonesia, che ha una delle legislazioni più severe in materia di traffico di droga, ha ripreso le esecuzioni nel 2013 dopo una moratoria di 4 anni. Forte anche la reazione di Brasile e Olanda che hanno richiamato gli ambasciatori.

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