Flotilla, il marittimista Loffreda: "C'è una grande confusione, il passaggio non era più inoffensivo"

La spiegazione tecnica della normativa giuridica

Flotilla, il marittimista Loffreda:
02 ottobre 2025 | 16.16
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"C'è una grande confusione, sul caso della Global Sumund Flotilla". L'attraversamento da parte della flotta delle acque internazionali dentro la Zona Economica Esclusiva (Zee) di Israele con l’obiettivo di raggiungere la Striscia di Gaza (prima di essere fermata questa notte a circa 70 miglia dalla meta) è stato o non è stato una "provocazione" a Tel Aviv? "Il passaggio della Flotilla, inizialmente riconducibile alla libera navigazione prevista dalla Convenzione Onu sul diritto del mare (Unclos), ha perso il carattere di 'innocent' (cioè inoffensivo - ndr) nel momento in cui è stata resa esplicita da parte della Flotilla l’intenzione di forzare il blocco navale israeliano creando un corridoio permanente per l'ingresso di aiuti umanitari", dice all'Adnkronos l'esperto in Diritto della Navigazione avvocato Giuseppe Loffreda. “Giusto o sbagliato che sia – rimarca – non spetta all’organizzazione della Flotilla sindacare sulla legittimità del blocco”.

Quando secondo l'Unclos la navigazione non è più 'innocent', cioè inoffensiva? “La Convenzione Unclos all’articolo 19 (in combinato disposto con gli articoli 56 e 58), stabilisce che il passaggio è considerato inoffensivo finché non arreca pregiudizio alla pace, al buon ordine, alla sicurezza e ai diritti dello Stato costiero. Quindi, una volta che la Flotilla ha dichiarato (in acque internazionali ma appartenenti alla Zee di Israele) l’obiettivo di violare il blocco, la navigazione non poteva più essere qualificata come inoffensiva perché minacciava i diritti dello stato costiero”, risponde il Marittimista, fondatore del think tank operante nel settore Legal4Transport. A conferma della natura "non meramente solidale dell’iniziativa" sarebbe anche il pregresso "rifiuto della Flotilla di deviare la rotta per consegnare gli aiuti umanitari in Israele, destinandoli poi alle organizzazioni cattoliche già presenti nella Striscia di Gaza. Una soluzione questa - commenta l'esperto - che invece avrebbe consentito di far arrivare gli aiuti senza creare tensioni internazionali, ma che è stata respinta dagli organizzatori".

A riprova giuridica Loffreda cita anche il paragrafo 2 dell'articolo 19, in cui la Convenzione elenca in modo dettagliato le attività che rendono il passaggio non inoffensivo. Tra queste, "l'Unclos indica anche la minaccia o impiego della forza contro la sovranità, l'integrità territoriale o l'indipendenza politica dello Stato costiero, o contro qualsiasi altro principio del diritto internazionale enunciato nella Carta delle Nazioni Unite (vedi il blocco); imbarco o sbarco di persone, armi o merci in violazione delle leggi e propaganda diretta a pregiudicare difesa o sicurezza. Nonché minaccia l'uso della forza contro lo Stato costiero; esercitazioni con armi; raccolta di informazioni a danno della difesa e della sicurezza; atti di inquinamento volontario; attività di pesca non autorizzate; interferenze con le comunicazioni; altre attività che non siano in rapporto diretto con il passaggio”.E conclude: "Il tentativo della Flotilla di violare il blocco non si colloca più soltanto nell’ambito dell’Unclos, ma si interseca con il diritto internazionale umanitario, che prevede regole specifiche per le operazioni navali in tempo di conflitto armato. Israele avrebbe agito 'in compliance' anche rispetto a queste regole".

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