
Il prof. Gialuz: "Da Stati interessati protezione diplomatica per espulsione rapida, chiave vicenda più politica che giuridica"
Da una sorta di "detenzione amministrativa" all'"espulsione rapida" per gli attivisti della Flotilla, italiani compresi, bloccati al largo della costa di Gaza. A spiegare all'Adnkronos i possibili scenari dopo l'abbordaggio da parte delle autorità israeliane è il professore ordinario di Diritto processuale penale all'Università di Genova Mitja Gialuz secondo il quale in ogni caso la "chiave di lettura più corretta per questo caso è politica e non giuridica".
Nella vicenda della Flotilla "c'è stato un intervento da parte degli Stati di cittadinanza delle persone coinvolte, che hanno esercitato una forma di protezione diplomatica per ottenere un'espulsione rapida" osserva Gialuz aggiungendo che gli attivisti ora sono sottoposti a "una forma di 'detenzione amministrativa': sono stati condotti al porto e verranno portati in un centro di detenzione in vista dell'espulsione". Davanti al giudice israeliano Gialuz non vede spazi per non convalidare l'espulsione: "E' una vicenda che verrà gestita anche a livello politico e penso che Israele abbia tutto l'interesse, in questa fase, a non aprire procedimenti penali o - se li aprisse - a sospenderli per dare corso all'espulsione, fatte salve vicende singole e specifiche", osserva.
"Immagino che gli attivisti contestino la legittimità dell'operazione di Israele in acque internazionali e che, attraverso i suoi militari, è intervenuto a bordo di imbarcazioni o navi battenti bandiera di Paesi stranieri perché, sulla base della Convenzione del Mare, in acque internazionali l'unica giurisdizione è quella dello Stato della bandiera". Nel caso in cui gli attivisti si rifiutassero di firmare eventuali verbali "l'espulsione andrebbe avanti comunque, magari con tempi un po' più lunghi".
Quanto poi a eventuali contenziosi che potrebbero aprirsi contro Israele una volta che gli attivisti avranno fatto rientro nei loro Paesi, il prof. Gialuz osserva: "Questo è un ulteriore aspetto che non riguarda però i singoli perché non hanno spazi per fare un ricorso direttamente".
"Potrebbe accadere che degli Stati facciano valere questa violazione, naturalmente non è facilissimo pensare in quale contesto - osserva l'esperto - Davanti al Tribunale del Mare è necessario il consenso anche di Israele di sottoporsi alla valutazione di un tribunale che ha una valenza arbitrale; davanti alla Corte internazionale ancora meno perché è noto che Israele rifiuta quella giurisdizione". "Mi pare quindi complicato immaginare un seguito con un contenzioso tra singoli Paesi e Israele", sottolinea il prof. Gialuz secondo il quale potrebbero esserci al limite "conseguenze sul piano diplomatico da parte di Paesi laddove, ritenendo violata la propria sovranità che si estende alle navi in acque internazionali, facciano valere delle reazioni".
Ma per l'esperto la vicenda della Flotilla, "una manifestazione internazionale finalizzata a sensibilizzare l'opinione pubblica internazionale rispetto a gravi violazioni di diritti nel territorio occupato di Palestina" va letta in "chiave politica più che strettamente giuridica".