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Pena di morte con azoto, il medico legale: "Uomo trattato come un insetto"

Il professor Sapone: "E' lo stesso procedimento che si usa per eliminare il tarlo dai mobili di legno". Il professor Macrì: "E' una modalità di esecuzione di una condanna a morte incerta che potrebbe anche allungare l'agonia"

Le sbarre di un carcere
Le sbarre di un carcere
25 gennaio 2024 | 14.54
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"Usare l'azoto per una esecuzione capitale è trattare un uomo come un tarlo perché è lo stesso procedimento che si usa per eliminare il parassita dai mobili di legno quando viene deprivato dell'ossigeno. Personalmento non la reputo una scelta corretta, non siamo insetti". Così all'Adnkronos Salute Antonio Sapone, specialista in Medicina legale di Roma, commenta il destino che attende Kenneth Eugene Smith, rinchiuso dal 1996 nel braccio della morte di un carcere in Alabama, che rischia di passare alla storia come il primo condannato negli Stati Uniti - e nel mondo, secondo la denuncia de Death Penalty Information Center - ad essere giustiziato con azoto.

Secondo il medico legale, in questa proceduta con la maschera d'azoto, "la differenza la fa la sedazione e, se è prevista" Kenneth Eugene Smith "non si accorgerà dell'asfissia provocata dalla mancanza di ossigeno e la morte arriverà in pochissimo tempo entro 10 minuti. Se non è prevista la sedazione la cosa è differente e soffrirà durante l'asfissia con la maschera d'azoto".

Ma cosa c'è dietro la scelta di questo metodo? E' più efficace rispetto ad altri o c'è una questione economica? "E' efficace - risponde il medico legale - l'azoto non è tossico ma depriva il cervello, un organo molto più sensibile di altri, dell'ossigeno. Così si arresta velocemente il metabolismo dell'organo e sopraggiunge il decesso".

La maschera d'azoto per eseguire una condanna a morte "è una metodica assolutamente mai usata sull'uomo e in medicina veterinaria è stata usata solo sui suini ma poi abbandonata perché sui mammiferi ha dei rischi, ovvero non provocare subito il decesso ma ictus e stati vegetativi. Insomma, ha diversi rischi sia etici che medico-scientifici. Possiamo dire che è una modalità di esecuzione di una condanna a morte incerta che potrebbe anche allungare l'agonia", spiega all'Adnkronos Salute Pasquale Giuseppe Macrì, docente di Medicina legale e responsabile Area dipartimentale Medicina Legale e Gestione della Responsabilità sanitaria dell'Asl Toscana Sud Est.

"Quando si usa questo genere di maschere si va a sostituire l'ossigeno con l'azoto, un gas inerte, e se viene tolto l'ossigeno e aumentata la quantità di azoto piano piano si vanno a interrompere alcuni processi vitali, intanto si crea una barriera negli scambi tra polmone e sangue, i polmoni si riempiono d'azoto, ma - osserva Macrì - serve del tempo perché prima si deve consumare tutto l'ossigeno giù legato all' emoglobina, poi serve il tempo perché i tessuti hanno resistenze diverse. Magari muore prima il rene, poi il cervello e poi il cuore. C'è poi una incertezza sull'esecuzione perché una maschera attaccata al volto potrebbe comunque far passare un po' di ossigeno e ogni individuo ha una resistenza diversa, lo stesso avviene quando si va sott'acqua".

Il docente di Medicina legale evidenzia altri punti "contradditori" della maschera d'azoto. "Negli negli Usa c'è l'ottavo emendamento che non permette che si creino sofferenze al condannato - avverte - l'Onu ha sempre espresso contrarietà su queste esecuzioni e in Usa c'è il divieto di sperimentare sui detenuti". Ma c'è anche un tema economico nella scelta dell'azoto rispetto ai farmaci? "Certo - conclude - le case farmaceutiche non forniscono più i farmaci per le iniezioni letali perché non vogliono associare il marchio a queste procedure. Ecco che le autorità devono trovare altre strade", conclude.

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