Il presidente del governo spagnolo, nominato da l'Espresso 'Persona dell’Anno 2025'
"Credo che il successo della Spagna rappresenti una sconfessione totale delle ideologie neoliberiste predominanti in molti governi europei e occidentali". Lo afferma, in un'intervista esclusiva all'Espresso, Pedro Sánchez, presidente del governo spagnolo, nominato dalla rivista 'Persona dell’Anno 2025'. Il premier sottolinea ad esempio la "scommessa sulle energie rinnovabili: ci ha permesso di abbassare il prezzo dell'elettricità fino a raggiungere un livello mediamente inferiore del 20 percento rispetto a quello dei Paesi europei. Poi, grazie al contributo dell'immigrazione regolare, negli ultimi sette anni abbiamo accolto 2 milioni di migranti, di cui oltre il 95 percento in modo regolare. Allo stesso tempo, abbiamo ridotto il tasso di disoccupazione del 40 percento. Logicamente, la crescita non deve avvenire a scapito dei diritti dei lavoratori. Con la riforma del lavoro, abbiamo fatto sì che 4 milioni di contratti precari diventassero a tempo indeterminato. Prima della riforma, la precarietà superava il 30 percento. Ritengo che il rifiuto della politica neoliberista sia il successo del modello spagnolo, che non è altro che il modello socialdemocratico. La Spagna sta dimostrando che crescere e ridistribuire, crescere e decarbonizzare sono binomi possibili".
"Durante il mio mandato, e in particolare quest’anno, il 60 percento della crescita è rilevata sotto forma di salari delle famiglie spagnole e il 40 percento sotto forma di redditi da capitale. C’è chi sostiene che stiamo crescendo e quindi stiamo ridistribuendo. Io dico il contrario: stiamo ridistribuendo e, di conseguenza, stiamo crescendo, perché è il potere d'acquisto dei cittadini che ci consente di avere questi tassi di crescita economica".
Quanto alla battaglia lanciata dal premier spagnolo contro le big tech "purtroppo - ammette - i social media oggi sono uno Stato fallito, nel quale prevale la legge del più forte, vige un anonimato che calpesta i diritti non solo degli adulti, ma anche dei nostri giovani. Ecco, pretendiamo che l’anonimato finisca e che i tecnoligarchi rispondano delle proprie responsabilità. Questi magnati della tecnologia, oltre a non ritenersi responsabili di ciò che avviene sulle loro piattaforme, non pagano nemmeno le tasse".
"Dobbiamo riportare lo stato di diritto all'interno dei social media. La Spagna può ovviamente fare la sua parte, ma deve essere l'Europa nel suo insieme a esigere il rispetto delle norme dai giganti della tecnologia" invoca il premier.
Sulla mancata esclusione di Israele dai giochi olimpici invernali in Italia "io direi che è incoerente. Con la Russia l’abbiamo fatto, e da subito, perché non si fa con Israele? Dissento dalla posizione del Comitato olimpico internazionale".
A proposito dell'accordo di cooperazione fra Ue e Israele il premier spagnolo, che non ha risparmiato critiche per il 'genocidio' a Gaza, ritiene poi "che sarebbe dovuto essere annullato semplicemente sulla base degli articoli dell’accordo stesso. Perché uno dei punti impone a tutte le parti di rispettare i diritti umani e Israele non lo sta facendo. Netanyahu sbaglia a credere che la lotta al terrorismo possa avere solo una dimensione securitaria. Non basta, bisogna prospettare soluzioni politiche a quelle società in cui l’ideologia terroristica si è sviluppata, in modo che quelle stesse società emarginino le organizzazioni terroristiche. Se non si offre un orizzonte politico di coesistenza e di pace alla Palestina, purtroppo quel seme di terrorismo continuerà a diffondersi».
«Il grande fallimento della risposta dell'Occidente su Gaza deve farci riflettere, è stato incoerente. Non possiamo chiedere ad altri Paesi di sostenerci in Ucraina, come stiamo facendo, e allo stesso tempo permettere che venga applicato un doppio standard con Israele e Palestina. Non è accettabile. Dobbiamo essere coerenti e costanti perché difendiamo lo stesso principio, che è il diritto internazionale" conclude.