I manifesti di 'Andrea Chénier' di Umberto Giordano, opera che il prossimo 7 dicembre inaugurerà la Stagione 2017/2018 del Teatro alla Scala di Milano, porteranno la firma del pittore Ernesto Tatafiore. L’immagine, un ritratto immaginario del poeta protagonista dell’opera, è stata realizzata appositamente per la prima scaligera e rappresenta l’ideale continuazione di un ciclo di opere dedicate da Tatafiore alla Rivoluzione francese. L'artista aveva infatti già firmato il manifesto per 'La morte di Danton' di Georg Büchner andata in scena a Torino nel 2015 per la regia di Mario Martone: il rimando tra le due immagini arricchisce l’intreccio tematico che lega le due produzioni che in modi e con mezzi diversi indagano le speranze e i drammi politici e umani seguiti alla Rivoluzione.
Tatafiore è nato nel 1943 a Napoli, dove vive e lavora; nel 1969 presentò la sua prima personale nella galleria di Lucio Amelio e già in quell’occasione Achille Bonito Oliva definì il suo lavoro 'neo-illuministico', in quanto teso a indicare un legame etico tra l’arte e la storia. Le opere di Tatafiore sono spesso abitate da eroi (Robespierre, Mozart, Maradona, Danton, Masaniello, la Virtù, la Libertà) oppure narrano di grandi eventi storici o di permanenti vicende dell’umanità, che l’artista però libera dal racconto logico-consequenziale del romanzo storico per inserirli in un contesto rappresentativo che ricorda le modalità associative del sogno o il flusso continuo e non organizzabile della vita. L'unità perduta sul piano narrativo si recupera a livello strutturale. I dipinti di Tatafore hanno, infatti, sempre esibito un tratto molto leggero e veloce (spesso incorporando una serie di frasi, di scritte, di assurdità e paradossi, di giochi di parole quasi duchampiani) nel tentativo di costruire una rappresentazione che scaturisca simultaneamente, senza mediazioni, dalla realtà percepita.