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L'intervista

Giletti: "Ho fatto trenta viaggi a Lourdes"

28 giugno 2018 | 10.42
LETTURA: 4 minuti

(Fotogramma/Ipa)
(Fotogramma/Ipa)

"Nella mia vita ho fatto trenta viaggi a Lourdes", come volontario, all’inizio con l'Unitalsi poi con l'Oftal, e "ho avuto tanti contatti diretti con i malati, lavorando nelle piscine e, per i primi venti anni, andando anche in treno con loro". "Quel luogo per me significa la presenza viva della Madonna". Massimo Giletti parla della sua fede e della sua esperienza nel luogo di pellegrinaggio mariano in un'intervista che appare sul numero oggi in edicola di 'Maria con te', settimanale della Periodici San Paolo.

Cresciuto tra Torino e una villa in campagna nel biellese, ha respirato la fede sin da piccolo. È a Ponzone, racconta Giletti, "che ho iniziato a fare il chierichetto con i miei fratelli maggiori, sotto la guida di un sacerdote eccezionale, don Primo Zanotti. All’inizio del suo ministero sacerdotale non aveva ancora una chiesa (l’avrebbe costruita mio bisnonno Anselmo Giletti) e viveva in una dependance della nostra villa. Con la semplicità di un parroco di campagna riusciva a dare consigli veri e mi ha aiutato nei momenti difficili della mia vita, che purtroppo ci sono stati, anche nell’infanzia. Ero affetto da una forma grave di scoliosi e dai sette anni fino ai sedici ho dovuto portare corsetti, busti in gesso ed essere ricoverato più volte in ospedale. Per un bambino prima e un adolescente poi non è stata un’esperienza facile, ma le fatiche di quel periodo mi hanno poi temprato per il futuro".

"Sono andato a Lourdes per la prima volta quando avevo 10 anni - racconta ancora - con mia madre e mia nonna. Rimasi subito colpito dal quel luogo. Con mia nonna Bianca Maria ho vissuto anche un’altra esperienza molto formativa. Era presidente della San Vincenzo e a un certo punto mi ha detto 'è ora che tu inizi a conoscere degli invisibili, cioè quelli che noi borghesi facciamo finta di non vedere'. Ero cresciuto in un ambiente dorato, ma lei mi portava con sé con la sua cassetta azzurra a dare dei soldi ai poveri che vivevano nelle soffitte. È lì che ho imparato, iniziando a sviluppare la sensibilità verso gli ultimi".

La fede, dice, "è una ricchezza, un dono, o ce l'hai o non ce l'hai. Io sono sempre stato restio a parlarne, perché è una dimensione del tutto personale, dovrebbe rimanere dentro a ognuno di noi. Non esiste un luogo ideale, la Madonna la puoi trovare ovunque. Certo a Lourdes è tutto più facile, ti conduce in uno stato di immediata serenità, ma è nella vita quotidiana che bisogna portare quello che lì hai vissuto".

Ha un grande rammarico, non aver mai condotto una diretta da Lourdes: "In Rai ho provato in tutti i modi a proporre un grande evento che potesse mostrare Lourdes, ma non ci sono mai riuscito, malgrado tutti i programmi che ho condotto abbiano avuto sempre successo. Mi interessava raccontare il messaggio di Maria con diversi linguaggi e pensavo di essere abbastanza titolato per farlo visto che a Lourdes ci vado spesso, l’ultima volta lo scorso anno".

Giletti parla anche della madre, con cui ha un legame fortissimo: "È una persona straordinaria. Credo che quello che sono lo devo a lei; mi ha insegnato i valori veri della vita, che non vengono alterati da questo mondo di lustrini che è lo spettacolo, che sa essere anche cinico".

Poi, alla domanda se tra tutte le persone che ha incontrato ci sia qualcuno che l’ha colpito per la sua spiritualità, Giletti risponde: "Placido Domingo; mi ha molto emozionato quando mi ha raccontato della sua fede. Ho sentito che anche un grande come lui aveva qualcosa in più, molto simile a quello che sento io".

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