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Danza: a Firenze il nuovo 'Pinocchio' per Opus Ballet e Giardino Chiuso

15 marzo 2019 | 15.56
LETTURA: 3 minuti

In scena al Goldoni di Firenze il 'Pinocchio' creato per Opus Ballet e Giardino Chiuso
In scena al Goldoni di Firenze il 'Pinocchio' creato per Opus Ballet e Giardino Chiuso

In scena il 16 marzo, in prima nazionale, al Teatro Goldoni di Firenze 'Pinocchio' spettacolo frutto del percorso di collaborazione tra l'Opus Ballet, diretto da Rosanna Brocanello, e Giardino Chiuso, diretto da Patrizia de Bari e Tuccio Guicciardini. Accanto ai giovani danzatori, nel ruolo protagonista Tamara Aydinyan, interprete armena, proveniente dalla compagnia Small Theatre/NCA di Yerevan e l’attore Virginio Gazzolo che recita testi da Collodi, Kleist, Rilke, Hugo, Baudelaire, Meyerhold.

Il famoso burattino di legno è stato protagonista di innumerevoli letture sceniche, dal teatro alla danza, dal musical al cinema (Benigni, Sieni, la Compagnia della Rancia, Garrone, Del Toro...) con più o meno correttezze drammaturgiche, con più o meno rispetto per il fantastico e controverso personaggio collodiano. Ma è proprio questa facoltà camaleontica che ha contribuito a costruire il suo indiscusso successo. Sezionato, ridotto, stravolto, rivolto, Pinocchio riesce sempre, a mantenere la sua coerenza, il suo impertinente sguardo di burattino.

Grazie a questa sua generosità interpretativa anche il nuovo 'Pinocchio' vuole far rivivere il suo universo, ma con una distinta direzione immaginifica e simbolica. Nello spettacolo Pinocchio prende forma, si modella sulle necessità espressive contemporanee, il ceppo di legno prende vita per raccontarsi sotto una luce ancora diversa.

“Le parole di Kleist che aprono lo spettacolo, tratte dal 'Trattato delle marionette' - ha spiegato Tuccio Guicciardini, autore della drammaturgia - ci danno l’opportunità di situare immediatamente il nostro 'Pinocchio' in una lettura intuitivamente riconoscibile. La marionetta si colloca tra il divino e il terreno, ricreando continuamente quella fase irripetibile che viene spesso coniugata con l’opera d’arte. La stessa condizione soprasensibile dell’artista - ha proseguito - che percepisce la realtà quotidiana libero, per quanto possibile, da retaggi sociali e umani''.

Sincero e dispettoso verso l’umanità e il mondo, Pinocchio, in questo spettacolo è il riflesso dell’artista, scruta curioso e pieno di aspettative tutto quello che accade intorno a lui. Ma tutte le sue disavventure e la sua voglia di libertà lo porteranno, suo malgrado, ad assoggettarsi completamente al mondo terreno, scegliendo di diventare di carne e ossa e accettando l’anonimato della massificazione, praticamente annientando la sua parte 'divina' in favore di quella umana. Lo spettacolo incrocia diversi linguaggi teatrali contemporanei. Danza, parola, video, musica si equilibrano nella messa in scena trasportando lo spettatore in un mondo coinvolgente e magico, in una dimensione sospesa. Il movimento aiuta, pur rimanendo fedelmente nelle righe dell’opera di Carlo Lorenzini, la creazione di scene immaginifiche e surreali, sintetizzandone i capitoli più significativi.

La parola agisce da collante drammaturgico essenziale, mentre i video e le scenografie amplificano lo spazio scenico sovradimensionando, scardinando le proporzioni della realtà, come d’altronde è il mondo che appartiene a Pinocchio. La musica è in dialogo con il movimento in una sorta di contrasto/armonia senza soluzione di continuità. Lo spettacolo (coproduzione Versiliadanza e Fondazione Fabbrica Europa, in collaborazione con Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino) sarà replicato il 17 marzo (ore 16.30) ed è programmato per le scuole in quattro matinée che si snodano dal 12 al 15 marzo.

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