Sono circa quattromila i cristiani iracheni di Mosul, la città assediata da giugno dai jihadisti dello Stato islamico (Is), fuggiti in Giordania negli ultimi tre mesi. Lo scrive il New York Times, che raccoglie le testimonianze degli oltre cinquanta iracheni che hanno trovato riparo nella chiesa siro ortodossa di Sant'Efraim ad Amman. ''Abbiamo aspettato più a lungo possibile fino a quando abbiamo saputo che saremmo morti se fossimo rimasti'', racconta uno di loro, Shamra.
La Giordania, che già ospita 30mila rifugiati iracheni, ha spalancato le proprie porte ai cristiani minaccia dall'Is. Secondo l'analista politico Hasan Abu Hanieh, si tratta di una decisione umanitaria e strategica in un momento in cui la Giordania ha gli estremisti islamici al confine e vuole mantenere forti i suoi legami con l'Occidente. ''Il governo può mostrare al mondo che la Giordania ha una politica a protezione delle minoranze, a differenze dei suoi vicini'', ha detto. I cristiani iracheni beneficiano anche dei buoni rapporti tra la comunità cristiana locale e la maggioranza sunnita.
Importante anche l'intervento della Caritas, che per anni ha operato in Giordania e ha fatto sapere ai cristiani iracheni che quello era un posto aperto a loro. La stessa Caritas, insieme alle chiese in Giordania, si è occupata di fornire assistenza ai rifugiati. Circa 500 dei nuovi rifugiati cristiani vivono ora in sette chiese di Amman e della vicina Zarqa. Altri vivono presso altre famiglie nelle loro case pagando un affitto.