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Iraq: Baghdad aveva chiesto senza successo raid Usa contro Isil

12 giugno 2014 | 15.49
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Il primo ministro iracheno Nour al Maliki aveva chiesto il mese scorso agli Stati Uniti di condurre raid aerei contro le basi dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isil), ma la Casa Bianca aveva detto di no. Lo scrive oggi il New York Times, mentre la cattura di Mosul e l'avanzata dei guerriglieri islamici verso Baghdad accendono l'attenzione "sui limiti che la Casa Bianca ha imposto all'uso della forza americana in questa regione sempre più turbolenta".

Gli Stati Uniti utilizzano i droni in attacchi contro militanti islamisti in Pakistan e nello Yemen, ma finora sono stati restii a farlo in Iraq. Già l'anno scorso il ministro degli Esteri iracheno Hoyshar Zebari aveva chiesto l'intervento di droni Predator o Reaper. Una richiesta ripetuta in marzo da vari esponenti iracheni in occasione di una visita di esperti americani a Baghdad. "Funzionari iracheni al più alto livello hanno detto di aver richiesto raid aerei americani, con e senza piloti, contro basi dell'Isil nel deserto di Jazira", ha riferito Kenneth Pollack, ex analista della Cia che si era recato in quel periodo nella capitale irachena.

A maggio, in un incontro con militari statunitensi e durante una telefonata con il vice presidente americano Joe Biden, è stato il premier Al Maliki a chiedere l'intervento dell'aviazione Usa. Ma gli Stati Uniti, che continuano a fornire armi e addestramento all'esercito iracheno, ritenevano che il compito di fermare l'Isil spettasse a Baghdad. L'aiuto miiltare americano a Baghdad vale 14 miliardi di dollari e comprende caccia F-16, elicotteri d'attacco Apache, fucili M-16 , missili Hellfire e droni da ricognizione ScanEagle.

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