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Praljak

La morte in diretta

30 novembre 2017 | 09.03
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Afp
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Ha alzato lo sguardo verso i presenti, ha urlato la sua innocenza e, senza esitazione, ha bevuto tutto d'un fiato una pozione velenosa che l'ha ucciso. Un gesto inaspettato e disperato, un colpo di scena davanti al tribunale dell'Aja che lo stava condannando e che ha assistito impotente al suo suicidio in diretta. Così è morto l'ex generale croato Slobodan Praljak ieri durante il processo di appello per crimini di guerra nella ex Jugoslavia.

Prima di bere la fialetta che l'avrebbe portato di lì a poco alla morte, Praljak ha dichiarato di non essere un criminale di guerra e di respingere "con disprezzo" la sentenza che lo condannava.

L'ex generale aveva 72 anni ed era uno dei sei leader militari e politici croato-bosniaci condannati in primo grado nel 2013 per crimini contro l'umanità e crimini di guerra, tra cui stupri e omicidi. I reati nei confronti dei musulmani e di altri non-croati che venivano contestati ai sei leader erano pesantissimi. Gli imputati erano stati accusati di aver messo in atto un'operazione di pulizia etnica per espellere i non croati da determinate aree del territorio della repubblica di Bosnia Erzegovina da integrare in un secondo momento in una 'grande Croazia'.

Il premier croato Andrej Plenkovic ha definito "ingiusta" la condanna che Praljak aveva subito. Una condanna che l'ex generale, respingendo con forza le accuse nei suoi confronti, ha detto di disprezzare nel suo breve discorso d'addio, ultimo atto di ribellione prima di darsi la morte.

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