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L.stabilità: Antico, bene rialzo limite contante a patto che sia controllato

20 ottobre 2015 | 13.45
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Nunzio Ragno presidente Antico
Nunzio Ragno presidente Antico

"Bene l'innalzamento del limite al contante fino a 3.000 euro, a patto però che venga adeguatamente controllato e monitorato per evitare il dilagare di fenomeni riciclaggio ed evasione". A dirlo Nunzio Ragno, presidente di Antico, l’Associazione nazionale che si occupa del comparto orafo. Lo stesso Ragno è stato contrario al restringimento delle maglie al contante sin dal 2011; infatti, ha sempre sostenuto che "la progressiva riduzione del limite, sancito dall’articolo 49 del decreto legislativo numero 231/07, avrebbe impattato negativamente sugli scambi commerciali e sull’economia".

“Ciò che conta -spiega- ai fini della giusta resa del provvedimento è l’introduzione di idonei strumenti che contrastino l’espansione di fenomeni criminosi; è tanto meglio essere più predisposti all’utilizzo del contante in modo monitorato che esserne vincolati da basse soglie che scoraggiano gli acquisti”.

“All’epoca -ricorda- con la conclusione del processo che ha portato progressivamente il limite da 12.500 euro (fino al 31 maggio 2010) a 1.000 euro (del 6 dicembre 2011) le associazioni antiriciclaggio e gli esponenti politici paladini della stretta hanno plaudito l’obiettivo raggiunto; i primi perché ritenevano l’abbassamento del limite uno strumento cruciale e di fondamentale importanza nella lotta al fenomeno del riciclaggio; i secondi perché la riduzione del contante nelle compravendite avrebbe favorito più trasparenza e tracciabilità attraverso l’uso della cosiddetta moneta elettronica e, di conseguenza, più informazioni e dati all’anagrafe tributaria che avrebbe potuto potenziare l’attività di contrasto all’evasione”.

“A quasi tre anni -fa notare- dall’introduzione della misura restrittiva all’uso del contante, però, i dati sono sconfortanti, poiché la limitazione all’uso del contante ha avuto, da una parte, un effetto negativo sull’economia per il panico e il senso di 'Stato poliziesco' che ha diffuso tra i consumatori inibiti dall’eccessiva invadenza dell’amministrazione finanziaria e, d’altro canto, gli effetti sull’attività di contrasto al fenomeno dell’evasione sono stati nulli. A confermarlo -rimarca Nunzio Ragno- sono anche i dati forniti da uno studio condotto dalla Cgia di Mestre da cui emerge che tra il 2010 e l’anno successivo, nonostante il limite all’uso del contante sia passato da 5.000 a 1.000 euro, l’evasione fiscale ha registrato un aumento fino al 16% del pil; questo a dimostrazione dell’inesistente correlazione tra l’uso del denaro contante ed evasione fiscale”.

“Un ulteriore elemento -sottolinea il presidente di Antico- che pone tale misura in una posizione di inopportunità e non appropriatezza è la considerevole difformità della misura, rispetto ai limiti vigenti negli altri paesi appartenenti all’Unione europea. Mentre ci sono Paesi in cui il limite non esiste, ce ne sono altri, come il Belgio e la Spagna, in cui i limiti al contante sono fissati, rispettivamente, a 3.000 e a 2.500 euro”.

Piena soddisfazione, dunque, viene espressa dalla presidenza dell’associazione Antico per l’abbandono dello "strumento letale per l’economia del limite al contante per il raggiungimento di scopi altrimenti raggiungibili, peraltro espresso dalla stessa associazione nel corso delle audizioni parlamentari per la formazione della legge di settore". L’auspicio del presidente è che, "con le iniziative e i propositi messi in campo dall’associazione, il comparto possa ripartire e divenire fiore all’occhiello dell’economia nazionale e riacquistare l’importante ruolo di made in Italy che registra, al momento, una positiva attività produttiva orafa, grazie all’export, ma una stagnazione nei consumi interni provocati anche dagli eccessivi limiti e divieti".

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