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L'ultradestra cattolica si conta a Verona

29 marzo 2019 | 07.15
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Al via il Congresso delle Famiglie tra polemiche e frasi choc

Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

di Francesco Saita
A Verona l'ultradestra cattolica si conta. All'appuntamento che riunisce, sotto le insegne della città scaligera, i leaders del popolo della famiglia, ci saranno tutti, fianco a fianco, spalleggiati da tre ministri del governo gialloverde, in quota Lega, a segnare la distanza con il M5S. Partner di governo del Carroccio che non ha esitato a puntare il dito contro le posizioni oscurantiste rappresentate dal Word Families Congress, con lo stesso Di Maio che ha parlato di "rischio di ritorno al Medioevo e di sessismo inaccettabile". Posizioni che rimbalzano sui social - dall'omofobia al sessismo, al razzismo - che gli organizzatori però assicurano non faranno parte del dibattito. "Sono tante le fake news che circolano, bisogna fare attenzione", ha spiegato all'AdnKronos Jacopo Coghe, tra i padroni di casa nella città scaligera.

Rispetto ai vari Di Maio, Buffagni e Spadafora la pensano in modo diverso Salvini, Fontana, Bussetti, ma anche il capo dell'associazione Scienza&vita, Massimo Gandolfini, che da 15 anni porta avanti le sue idee sul valore della famiglia, non risparmiando critiche alle unioni civili, come nel 2016, quando migliaia di persone manifestarono con lui al Family Day del circo Massimo, e il cardiochirurgo parlò da un palco in cui si leggeva "Renzi noi non dimenticheremo", con il leader del Pd del tempo, finito nel mirino per il via libera al ddl Cirinnà.

Nella pagina dei relatori sul sito del Wfc XIII, provenienti dall'organizzazione Internazionale per la Famiglia (Iof), dalla Pro Vita Onlus, da Generazione Famiglia, da CitizenGo, dalla National Organization for Marriage e dal Comitato Difendiamo i Nostri Figli, oltre 70 nomi, con tanti big della politica nazionale e internazionale.

Come il vicepremier italiano Matteo Salvini ("sono contro l'utero in affitto e i bambini in vendita", ha ribadito pochi giorni fa incalzato da Barbara D'Urso), il presidente moldavo Igor Dodon, il ministro per la famiglia e le disabilità Lorenzo Fontana, di casa a Verona, dove è stato anche vicesindaco, il ministro dell'Istruzione Marco Bussetti, la ministra per la famiglia ungherese Katalin Novak e Brian Brown, il presidente dell'organizzazione internazionale per la Famiglia, la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni.

A fare gli onori di casa non solo perché è nato proprio nella città scaligera, sarà il ministro Fontana. Che non ha mai nascosto le sue posizioni ultra-cattoliche. Lo scorso 8 dicembre, parlando da Piazza del Popolo, con Salvini, disse di voler affidare "all’Immacolata la reazione identitaria che in Europa sta dilagando", chiarendo come "noi abbiamo la nostra cultura, la vogliamo tramandare ai nostri figli, per questo vogliamo il presepe, il crocifisso e non ci vergogniamo della nostra storia". All'inizio del suo mandato, Fontana aveva chiarito le sue idee: dicendosi contrario alle famiglie 'arcobaleno' con genitori dello stesso sesso e al riconoscimento dei figli delle coppie gay. "Le famiglie arcobaleno? "Non esistono", aveva tagliato corto. Filo rosso che unisce i relatori è questa comunanza di idee: dalla promozione dei valori cristiani, alla contrarietà all’aborto, alla battaglia contro la pornografia, arrivando - per alcuni esponenti - a una visione restrittiva dei diritti e del ruolo della donna e alla condanna dell’omosessualità.

Temi dove pesano le parole, come quelle postate su Facebook dal presidente moldavo Dodon, nel 2017: "Sono categoricamente contrario alla marcia della comunità Lgbt - scriveva riferendosi al gay pride - in quanto contraddice in maniera scandalosa i nostri valori tradizionali, la religione ortodossa e la moralità". Ma nessuno si meravigliò più di tanto, perché appena eletto, Dodon disse di "non essere il presidente dei gay, perché loro dovrebbero eleggerne uno loro".

Per la ministra di Orban, Novak invece il tema dei migranti va declinato così: "Non vogliamo più stranieri, ma più bambini ungheresi e in generale più bambini europei cristiani". Ci sarà in sala anche Dimitrij Smirnov, esponente della Chiesa ortodossa che ha definito "assassine" e "cannibali" le donne che scelgono l'aborto. Per il russo la donna deve rimanere a casa e occuparsi della famiglia.

Di Brown, fondatore dell’Iof, è famoso il tweet dopo lo stop ai transessuali tra i militari: "L'esercito è per la guerra, non per le erezioni", scrisse. L'americano Brown, in linea con il russo Smirnov punta il dito contro l'aborto. Aggiungendo che le interruzioni di gravidanza sono la prima causa dei femminicidi, perché spesso vengono uccise da chi non vorrebbe che abortissero.

Tornando in casa nostra ci sarà anche il senatore della Lega, Massimo Pillon, al centro delle polemiche per il ddl omonimo che, tra le altre cose prevede di modificare la norma sugli affidi dei minori nei divorzi, con ricadute, che per qualcuno, penalizzano le mamme. Noto inoltre per la volontà di "introdurre in Italia il covenant marriage americano, una forma di matrimonio indissolubile". Tra gli oltre settanta relatori anche tre giornalisti come Maria Giovanna Maglie, il direttore del Giornale Alessandro Sallusti e quello della Verità Maurizio Belpietro, veronese anche lui.

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