"Non la si prenda come lesa maestà, ma è giusto sottolineare l'impatto che il potere mediatico può avere su un singolo soggetto politico, a rischio di screditarne il nome e la persona agli occhi della sua famiglia, dei suoi cari, delle persone che gli vogliono bene". Lo scrive Luigi Di Maio nel suo libro "Un amore chiamato politica", edito da Piemme. Nel capitolo "E' la stampa, bellezza!", incentrato sul suo rapporto con il mondo dell'informazione, il ministro degli Esteri riconosce alcuni errori commessi dal M5S: "Sbagliammo anche noi, come Movimento, in più di un'occasione. Sbagliammo a bersagliare singolarmente alcuni giornalisti, sbagliammo a identificarli come dei colpevoli da mettere alla gogna della rete", scrive Di Maio. "Non credo che l'odio verso la stampa contribuisca a qualsivoglia soluzione sociale".