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Lirica: Michieletto, 'la mia Vedova Allegra tra banche e balere negli anni '50'

10 aprile 2019 | 18.40
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Damiano Michieletto (foto Yasuko Kageyama)
Damiano Michieletto (foto Yasuko Kageyama)

di Pippo Orlando

Presenza fissa da quattro stagioni all'Opera di Roma, l'enfant prodige della regia, Damiano Michieletto, torna con un'operetta, 'La vedova allegra' di Franz Lehar, in scena da domenica 14 aprile alle 19 sul palco del Costanzi. "Non è un genere minore e perciò non va tradotta", asserisce Michieletto che confessa: "Quando mi hanno proposto questo titolo, il primo aut aut che ho messo è stato proprio quello di farla in tedesco, sua lingua originale, come si fa con l'opera".

"Sarà la prima volta che 'La vedova allegra' va in scena all'Opera di Roma in tedesco", spiega il sovrintendente Carlo Fuortes, che rimarca l'importanza del titolo: "L'abbiamo inserita in cartellone non considerandola un titolo minore ma un'opera molto importante. Per questo abbiamo voluto sul podio uno specialista del genere come Constantin Trinks e un regista come Michieletto, che collabora con questo teatro ormai da quattro stagioni. Lo spettacolo è realizzato in coproduzione con La Fenice di Venezia, dove è già andato in scena, ed è ambientato negli anni '50. Damiano l'ha trasformato in un musical, senza però snaturare l'opera", che è "un capolavoro assoluto che va preso sul serio", gli fa eco il direttore artistico Alessio Vlad. Che sottolinea come in questa produzione "i cantanti siano anche attori, come deve essere per queste opere".

"E' una storia che parla di soldi - spiega Michieletto - ambientata originariamente in un'ambasciata, dove la protagonista è una ricca vedova alle cui ricchezze tutti ambiscono. Io ho traslato l'ambientazione perché il mondo delle ambasciate, che nessuno frequenta, mi sembrava sterile, un cliché. Così l'ho ambientata in una banca di provincia negli anni '50, pensando sia alle coreografie con rock'n'roll, boogie-woogie e charleston, sia all'emancipazione femminile che in quegli anni cominciava a farsi strada, sia all'atmosfera delle balere".

Nessun riferimento a fatti di cronaca più o meno recenti. "E' una domanda che mi fanno tutti - ride il regista - ma io sono veneto e nella mia regione le banche hanno un certo peso. Certo, leggere tutti i giorni sui giornali di crisi finanziaria, di banche e risparmiatori che perdono i propri investimenti, una certa importanza al tema la dà, ma negli anni '50 il clima era di fiducia nelle banche e questo ha consentito di giocarci un po'".

A chi gli fa notare che l'operetta (in tre atti su testo di Victor Léon e Leo Stein) ha debuttato nel 1905 in un clima che poi sarebbe sfociato nella Grande Guerra e in tutto quello che ne è conseguito e che quindi l'ambientazione nell'ambasciata forse un senso l'aveva, Michieletto risponde netto: "A livello concettuale trovo sbagliato giudicare qualcosa con il senno di poi. Dire che è nata nel 1905 e quindi serve tenere conto di quello che è successo dopo, è una posizione che non condivido. Penso che le opere d'arte vadano prese per quello che sono e non fatte diventare testimoni di qualcosa", conclude.

Lo spettacolo andrà in scena domenica 14 aprile alle 19 (trasmesso in diretta su Rai Radio3) e sarà replicato martedì 16 alle 20, mercoledì 17 alle 20, giovedì 18 alle 20, venerdì 19 alle 18 e sabato 20 alle 16.30. Le scene sono di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti, le luci di Alessandro Carletti e i movimenti coreografici di Chiara Vecchi. Maestro del Coro Roberto Gabbiani. Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera. Gli interpreti principali sono: il Barone Mirko Zeta, Anthony Michaels-Moore; Valecienne, Adriana Ferfecka; Hanna Glawari, Nadja Mchantaf; il Conte Danilo Danilowitsch, Paulo Szot; Camille de Rossillon, Peter Sonn; Raoul de Saint-Brioche, Marcello Nardis; Visconte Cascada, Simon Schnorr, Kromow, Roberto Maietta; Njegus, Karl-Heinz Macek. A questi si affiancano cinquetalenti di “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera: Timofei Baranov nel ruolo di Bogdanowitsch, Rafaela Albuquerque in quello di Sylviane, Irida Dragoti di Olga, Andrii Ganchuk di Pritschitsch, Sara Rocchi Praskowia.

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