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Moby, Onorato: "Vogliono far fallire le nostre società nel silenzio"

20 febbraio 2022 | 18.58
LETTURA: 3 minuti

Così l'armatore Vincenzo Onorato in un'intervista al Tirreno

''Vogliono far fallire le nostre società nel silenzio''. Lo dice l'armatore Vincenzo Onorato in un'intervista al Tirreno. Mancano poche settimane alla decisione definitiva sull’esito delle procedure concordatarie delle società di famiglia e Vincenzo Onorato è preoccupato: più volte, mette in evidenza, è stato chiesto un tavolo di crisi al Ministero dello sviluppo economico ma nonostante i 6mila marittimi dipendenti del Gruppo, tutti del Sud e della Toscana, non c’è mai stata una risposta positiva.

Il futuro del gruppo scade il 31 marzo. Il tribunale di Milano ha fissato questa data il termine per il deposito dell’accordo con gli amministratori nominati dal Mise della bad company Tirrenia (in amministrazione straordinaria) per liquidare parte del debito.

L’accordo è fondamentale perché i concordati, strettamente legati, abbiano la maggioranza e vengano poi approvati. Tirrenia in a.s vanta un credito di 180 milioni di euro, allo stato ridotto a 159 da un collegio arbitrale. ''Ad ora -dice Onorato- resta aperta soltanto la questione di Tirrenia in as che vanta un credito chirografaro da noi riconosciuto a cui abbiamo offerto 144 milioni e la garanzia ipotecaria su quattro navi. Appare inspiegabile non avere ancora l’accordo considerato che in caso di procedura fallimentare lo Stato recupererebbe una ventina di milioni di euro tra diversi anni cioè meno dei 23 milioni di euro che noi effettueremo come primo pagamento''.

L'armatore ricorda che ''quando fu presentata l’istanza di fallimento io ci feci una risata, invece ritengo fu una storia costruita ad arte. La notizia uscì sui giornali e come reazione immediata vivemmo una crisi di liquidità. La prima spesa per noi è il carburante: spendiamo 150-200 milioni all’anno che pagavamo a 90-120 giorni. Le raffinerie imposero che per avere il carburante dovevamo pagarlo subito''.

Quanto agli aerei privati, i gioielli pagati con i soldi delle aziende, Onorato spiega che ''quando si fa un concordato, l’apertura del fascicolo è automatica. Sarà la procura a decidere se quei soldi possono considerarsi spese di rappresentanza o altro…Io posso dire intanto un paio di cose: gli aerei privati furono noleggiati per portare clienti e personale in viaggio di lavoro. Il gioiello, non i gioielli, fu il dono per la vedova di Alf Pollack, un secondo padre per me. Lei venne a fare la madrina per il varo della nave intitolata al marito. E un dono di questo tipo, per noi, è tradizione. Anche in questo caso credo che la notizia sia stata strumentalizzata: serve per creare sospetto: per affossare la compagnia si deve affossare il capo''.

E sui 300mila euro dati a Renzi e quelli per l’investimento pubblicitario fatto sul blog di Grillo e la consulenza con Casaleggio sottolinea che ''si può dire qualunque cosa anche su questo. Dipende da che punto si guardano le cose. Grillo lo conosco da 45 anni e il suo blog è sicuramente seguito. Casaleggio è il più bravo, ha inventato lui la pubblicità online. Investiamo in pubblicità e sui motori di ricerca milioni di euro l’anno". Quanto al leader di Italia Viva dice: ''Che delusione! Ricordo quando lessi su un quotidiano l’intercettazione fra Alberto Bianchi e Luca Lotti. Bianchi: “Sei d’accordo a coltivare un rapporto con Grimaldi anche a costo di perdere Onorato che tende ai grillini? Mi serve di saperlo il prima possibile”. Lapidaria la risposta di Lotti: “Yes”. Se mi viene dato del fesso hanno ragione. Del denaro versato ho contribuito anch’io personalmente. Ci credevo, pensavo che portasse una ventata nuova nel Paese. Ci credevano tutti. E invece? La politica è finita, non esiste più. Avrei potuto chiedere la privacy per quel contributo: non l’ho fatto ed eccomi qui, a dover spiegare''.

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