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Modena: operazione 'Plafond', Gdf scopre bunker in azienda coinvolta in maxi-frode

27 aprile 2015 | 18.27
LETTURA: 3 minuti

Trovati contanti, numerosi timbri riconducibili alle società coinvolte utilizzati per compilare false fatture, documentazione ritenuta scottante, tra cui gli organigrammi delle società riconducibili all’organizzazione, dei soggetti coinvolti e del ruolo di ciascuno di essi (Video)

(Infophoto) - INFOPHOTO
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Nuovi sviluppi nell’ambito dell’operazione 'Plafond' che ha permesso alla Guardia di Finanza di Modena di sgominare un’articolata associazione a delinquere dedita alla commissione di numerosi reati fiscali. In particolare, nel corso di una serie di perquisizioni domiciliari, disposte dalla Procura di Modena all’indomani dell’esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare, i finanzieri hanno scoperto un vero e proprio bunker, occultato presso la sede di una delle società coinvolte nella maxi frode all’Iva, utilizzato per custodire la documentazione ritenuta più scottante e per depositare parte delle somme di denaro provenienti dalle attività illecite promosse dall’organizzazione criminale. (VIDEO)

Più nel dettaglio, durante le operazioni di ricerca effettuate presso l’ufficio di quella che viene considerata la mente organizzatrice del sistema di frode è stata rinvenuta, nascosta dietro una libreria mobile. che si poteva spostare lateralmente su binari tramite un motorino elettrico, una stanza occulta al cui interno le Fiamme Gialle hanno rinvenuto oltre 100 mila euro in contanti, suddivisi in mazzette da 50 e 100 euro.

Trovati anche numerosi timbri riconducibili alle decine di società coinvolte nel meccanismo fraudolento, utilizzati per la compilazione delle fatture false, nonché documentazione ritenuta di notevole interesse investigativo, tra cui gli organigrammi delle società riconducibili all’organizzazione, dei soggetti coinvolti e del ruolo di ciascuno di essi.

Ma al di là della specifica rilevanza ai fini dello sviluppo delle indagini della documentazione rinvenuta, quello che ha maggiormente colpito gli investigatori è la particolare complessità del sistema di occultamento della stanza, del tutto simile a quelli normalmente utilizzati dalla criminalità organizzata per nascondere i latitanti, nonché il sistema di videosorveglianza che permetteva, a chi si trovava nell’ufficio perquisito, di controllare tutti gli accessi ed i movimenti che avvenivano nei locali della società.

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