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20mila casi

Nel condominio la lite puzza: fritto, urina e spezie gli odori più odiati

12 maggio 2016 | 13.57
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Fritto, spezie e urina di animali: sono questi gli odori che più spesso provocano liti in condominio. E’ quanto emerge da un'analisi dell'Anammi (Associazione Nazional-europea degli Amministratori d’Immobili) effettuata sulle segnalazioni ricevute dai suoi 13mila associati.

“E’ un dato storico – osserva Giuseppe Bica, presidente Anammi – che il primo motivo di lite tra condòmini siano le cosiddette immissioni, ovvero rumori e odori. E proprio questi ultimi rappresentano la lite di più complessa definizione”.

In particolare, delle 67mila consulenze tecniche fornite in tutta Italia dall’associazione, circa 20mila hanno riguardato controversie sui cattivi odori, percepiti negli spazi comuni o negli appartamenti. L’Anammi ha stilato una classifica degli effluvi che, più facilmente, fanno litigare i condòmini italiani.

Nella classifica degli odori più a rischio lite, quelli provenienti dalla cucina svettano in testa. Circa il 35% delle liti 'puzzolenti' è da addebitare a questa macro-categoria, che vede sul banco degli imputati soprattutto le fragranze di spezie, tipiche della cucina etnica, e il fritto, da molti ritenuto insopportabile. "A scatenare la rissa è la mancanza di adeguato impianto di aerazione - precisa il presidente Bica -. Basterebbe un intervento tecnico sulla canna fumaria per evitare la disputa".

Al secondo posto, gli odori legati alla presenza di animali, che rappresentano il 30% delle liti. L’urina del cane o del gatto appare come la motivazione più citata, seguita dall’incuria dei condòmini che hanno trasformato il loro appartamento in una specie di arca di Noè. “E’ vero che la riforma del condominio consente di ospitare animali da compagnia – sottolinea il numero uno dell’associazione – ma senza dimenticare le normali norme igieniche e le necessità di una civile convivenza”.

Al terzo posto, troviamo i fumi di attività commerciali (15%) che operano nello stesso complesso condominiale. Può trattarsi di un ristorante, ma anche di un’officina o della bottega di un artigiano che impiega vernici e solventi.

Un problema da non sottovalutare (12% delle segnalazioni) è quello delle esalazioni provenienti dalle fogne o dalle cantine. “Anche in questo caso, il problema è chiaramente tecnico – afferma Bica – e va affrontato con l’aiuto dell’amministratore". Si litiga anche per il detersivo impiegato nelle faccende domestiche, che scatena l’8% delle discussioni.

Secondo l’articolo 844 del Codice Civile, "l'immissione non può essere impedita a meno che non superi la normale tollerabilità, rilevata nel contesto di riferimento". Tuttavia non è facile definire i parametri di ciò che è tollerabile e ciò che invece non lo è, soprattutto quando si tratta di odori. Ecco perché, avverte il presidente dell’Anammi, "meglio trovare una soluzione amichevole e cercare di essere tolleranti. In questo, le capacità negoziali dell’amministratore sono fondamentali. La soluzione ideale, infatti, consiste nel sanare la situazione prima che i rapporti tra i vicini peggiorino".

In particolare, sugli odori da cucina etnica, il presidente Bica mette in guardia contro la tentazione di andare alla guerra: "Evitate gli scontri di civiltà. Ci troviamo spesso di fronte a condòmini che non sopportano le spezie ma poi cucinano i cavoli alle 7 del mattino. Laddove la canna fumaria sia funzionante, il consiglio migliore è di usare il buonsenso e, magari, di organizzare una cena in condominio, con pietanze etniche e non. E’ il modo migliore per conoscere e rispettare la cucina dell’altro".

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