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Non solo l’8 marzo: “Quello che le donne non dicono? No, quello su cui le donne non vengono ascoltate”

09 marzo 2022 | 10.34
LETTURA: 3 minuti

Intervista a Violeta Benini, sulla condizione delle donne, la divul(v)gazione e l’informazione consapevole

Non solo l’8 marzo: “Quello che le donne non dicono? No, quello su cui le donne non vengono ascoltate”

Violeta, come ti definisci?

Mi definisco “divulvatrice”: una divulgatrice che parla di salute dei genitali femminili. Sono un’ostetrica libera professionista specializzata in riabilitazione pelvica, sessualità consapevole, equilibrio mestruale e microbiota.

Parlando della condizione delle donne: cosa c’è ancora da dire? Cosa le donne non dicono, ma vorrebbero dire?

Posso riferirmi invece a “persone con genitali femminili” se proprio devo parlare di “donne”? Questa è una cosa che ancora manca, pensare che tutte le persone con una clitoride si definiscano “donne”.

Quindi direi una cosa da ricordare!

Si parla molto del gender gap per quanto riguarda la parte economica o gli orgasmi ma ancora poco per quanto riguarda la salute femminile. A quante persone viene detto che il dolore mestruale o sessuale è fisiologico? quante persone non hanno una diagnosi per endometriosi o vulvodinia in tempi accettabili? quante poi ricevono un’assistenza adeguata?

Credo che sarà molto più facile abbattere i tabù sulla libertà sessuale femminile che una adeguata assistenza medica.

C’è qualcosa che per tempo, come donna, non sei riuscita a dire?

Nei social non mi presento come “donna” ma come divulgatrice. Parlo per lo più dei diritti delle femmine anche se cerco anche di sdoganare tabù sulla sessualità maschile, dove la salute relativa ad essa viene colpita negativamente dal sistema patriarcale. Se un maschio ha un problema sessuale è difficile che vada a fare un controllo. I medici sanno poco o nulla delle disfunzioni pelviche legate al perineo, quando spesso il perineo è coinvolto e ad esempio i corsi di formazione in merito in italia sono pochissimi.

Parlo ancora poco di questi temi: forse potrebbero esser quelli per cui vorrei poter avere giornate di 40 ore.

Parlando di discriminazioni e comportamenti sbagliati: quanto è complicato riconoscerli, ancor prima di trovare il coraggio di denunciarli?

Sarebbe molto bello poterli riconoscere ma spesso per quanto riguarda la salute femminile non si sa nemmeno che siano discriminazioni.

Ad esempio negare una visita vaginale a una persona che non ha mai incontrato un pene, definita “vergine” facendo intendere che l’imene sia un sigillo di garanzia quando non lo è.

Sentirsi dire dal medico che il dolore mestruale o lo spotting siano fisiologici. Che se fa male la pecorina basta evitare la posizione e non c’è nulla da fare, quando basterebbe un po’ di riabilitazione pelvica. E così tante altre cose. Discriminate ma senza saperlo.

Guardando avanti: la Generazione Z potrebbe essere il vero e pratico cambiamento per le donne e le discriminazioni di genere?

Credo che ci vorrà molto più tempo. Forse le cose cambieranno quando le persone che non discriminano saranno over 70.

La parola femminismo quanto è attuale e quanto è attuabile alla realtà contemporanea?

Io non mi definisco femminista e non so nemmeno quanto lo posso essere inconsapevolmente. Non sono formata per quanto riguarda la terminologia o la storia del femminismo e per questo non ne parlo. Quello che sento è che spesso viene data una connotazione negativa a questa parola o a volte purtroppo viene usata a sproposito.

Quali sono le necessità “primarie” da raggiungere quanto prima?

Aumentare l’educazione alla parità di genere in tutti gli ambiti.

Qual è un possibile obiettivo, per il mondo donna, da raggiungere nel 2022?

Non so quanto sia realistico individuare degli obiettivi per tutta la comunità: molti obiettivi anche se raggiunti sulla carta non sono ancora stati applicati, come la parità salariale o iniziare a usare i cognomi quando si parla di “una donna” che viene definita col suo nome o peggio col suo ruolo sociale come madre, figlia o moglie di. Nel mio piccolo cerco di concentrarmi su alcuni obiettivi precisi e “bombardo” puntualmente su questi, come il consenso e i consigli non richiesti, il dolore mestruale che non è fisiologico o la libertà di poter vivere la sessualità come vogliamo. Per far questo uso i social e dal’8 marzo ho una piattaforma per i corsi online dove pubblicherò anche corsi gratuiti. Il primo divulvacorso gratuito è dedicato all’abbattimento dei tabù su anatomia e sessualità femminili che si chiama “Viva la vulva”.

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