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Teatro: Paolo Guzzanti debutta a 75 anni e con la sua vita racconta l'Italia

28 marzo 2015 | 09.25
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Il giornalista: "Cerco di far sorridere e possibilmente ridere, ma anche piangere". Parlamentare per dodici anni ritiene ridicola la divisione fra Prima, Seconda e Terza repubblica perché è convinto che sia cambiata, ipocritamente, solo la "percezione di tutto ciò che era stato uguale".

Teatro: Paolo Guzzanti debutta a 75 anni e con la sua vita racconta l'Italia

E' nato con la Guerra e ne ricorda i suoni, gli odori, le perdite ma non è un uomo che scivola nella nostalgia, piuttosto nella rabbia, nell'ironia e, soprattutto, nell'autenticità, al di là di quanto possa costargli. Paolo Guzzanti, giornalista de La Repubblica e poi de La Stampa e non solo, parlamentare per dodici anni, saggista, n on deve aver fatto suo il consiglio di suo padre che lo sollecitava a 'non essere' per evitare di essere ridicolizzato per via dei suoi capelli rossi. Guzzanti ha scelto l'opposto. Non solo c'è, e si sente, ma a 75 anni ha debuttato come attore, dopo aver fatto per 50 anni il 'padre d'arte'.

"Cerco di fare sorridere, possibilmente ridere e anche un po' piangere - dice all'Adnkronos - Appartengo ad una generazione di quelli nati con la guerra, che a 75 anni comincia a pensare di essere in scadenza, con il piacere di lasciare un'impronta digitale, di raccontare non solo le cose che si trovano su internet, su wikipedia. Questo è il tentativo ed è bello farlo in teatro dove c'è gente viva, vera" .

'La ballata del prima e del dopo', per la regia di Francesco Sala, è il titolo che ha scelto per questo monologo che sarà al Teatro Brancaccino di Roma fino a domenica 29 marzo. "Ballata, perché - spiega - è come un valzer, in cui si va avanti e indietro. E io, indietro, arrivo fino alla prima guerra mondiale, grazie a un fantastico zio analfabeta napoletano che era il buon soldato La Monaca. Poi attraverso i tempi di una Roma meravigliosa in cui c'erano Picasso e Duchamp e la gente faceva a botte per Debussy e Stravinsky. Era una Roma fantastica. Oggi, invece, Roma è una ricotta o, come diceva Pasolini, è una massa informe di automobili e pioggia".

'Ridicola la storia della prima, Seconda e Terza Repubblica'

Il suo sguardo sul presente è decisamente critico: "Trovo ridicola questa storia della prima, della seconda e della terza Repubblica - osserva - Abbiamo avuto un tipo di democrazia molto zoppicante, molto discutibile che è durata, esattamente a cronometro, quanto è durata l'Unione Sovietica, perché il giorno in cui è caduto il Muro di Berlino è caduto il partito comunista sovietico e anche il partito comunista italiano e gli altri partiti comunisti. E così è cambiato tutto lo scenario, non solo d'Italia ma del mondo. Ed è cambiato con un'operazione detta 'Mani Pulite'. Dico operazione - scandisce - perché porto in scena il fatto che nel 1980, trentacinque anni fa, tutto era già chiaro. Il ministro democristiano Evangelisti mi disse 'noi finanziamo i partiti. I partiti rubano. I politici si mettono in tasca i soldi'. Ma era solo 1980 e non gliene fregava niente a nessuno".

"Tredici anni dopo - sorride amaro - lo scandalo! I partiti rubano! Come se fosse tutto nuovo. L'hanno chiamata Seconda Repubblica ed ora questa durerà, per alcuni, fino a quando Berlusconi sarà in vita. Sono anni che ciclicamente sento dire che siamo nel 'dopo Berlusconi', ma non mi pare, né mi interessa. I dibattiti in tv mi annoiano, Renzi non mi appassiona e i giornali non li leggo da quando, nei panni dl presidente della Commissione Mitrokhin, fui linciato con dei falsi bestiali di cui tutta la stampa si rese complice. Sui giornali leggo solo gli articoli di pochi. Beh, ora, parlano di Terza Repubblica e io lo trovo patetico e ridicolo".

"E' solo cambiata- aggiunge Guzzanti - ipocriticamente, la percezione di tutto ciò che era stato uguale. Tutto ciò che è accaduto dopo il '93 con Mani Pulite, da allora ad oggi, era esattamente ciò che accadeva dal 1946 al 1980, durante il fascismo e nell'Italietta prefascista. Non è cambiato niente, anche perché io ho una pessima idea di noi italiani, siamo animali molto curiosi e diversi dagli altri. Abbiamo molti talenti, ma ci manca del tutto il senso civico".

'La satira in Italia non incide affatto nel cambiamento perché segue il potere'

E la satira? Incide sul cambiamento ? "Incide zero. In Italia ormai segue il potere, segue le tracce già segnate, ripete ciò che è già stato detto, sfotte chi è già stato sfottuto, distrugge chi è stato già distrutto, esalta chi è già stato esaltato. E' un satira di regime - dice Guzzanti - ma di qualsiasi regime, di destra come di sinistra, e non sposta assolutamente niente. Mi ricordo che quando Forattini disegnò Massimo D'Alema in uniforme da ufficiale, mezzo SS e mezzo sovietico, che sbianchettava le schede delle spie russe del dossier Mitrokhin, D'Alema è stato l'unico politico del mondo che ha querelato il disegnatore e gli ha chiesto non so quanti miliardi. Poi sono arrivati ad un patteggiamento".

"Io ho sempre detto che volevo fare uno di questi tre mestieri: o il giornalista perché diventi gli altri, li racconti; o lo psicanalista, perché diventi il tuo paziente e ti identifichi; o l'attore perché diventi il personaggio, sei in scena. Ho fatto medicina perché volevo fare lo psichiatra, ho fatto il giornalista per tutta la vita e adesso l'attore, anche se esiterei a definirmi tale, faccio piuttosto il guitto per dimostrare a me stesso di essere vivo, sperando anche, però, di essere utile".

Lo stesso desiderio, racconta Paolo Guzzanti, che lo ha portato in Parlamento: "Ciò che mi ha spinto ad accettare la proposta di diventare senatore è stata la possibilità di indagare meglio su ciò su cui avevo indagato da giornalista. Mi ero reso conto che c'era del marcio nella questione del dossier Mitrokhin che uscì fuori nel '99 e che con sorpresa di tutti, scatenò dentro al partito comunista una guerra fratricida, si accusavano l'un l'altro di essere spie dei russi. Era uno spettacolo talmente inatteso che dissi 'cosa c'è dietro?". Così quando arrivò la proposta, Guzzanti accettò per entrare nella Commissione di cui poi divenne presidente. "Sono stati i quattro anni più entusiasmanti, più terribili ed inutili, perché tutto ciò che abbiamo scoperto, è stato accuratamente ricoperto e l'unico risultato che abbiamo ottenuto è che l'onorevole Enzo Fragalà, colui che più si era dato da fare per scoprire i segreti di cui sopra, è stato assassinato a bastonate sul cranio".

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