Bergoglio ammonisce: "Il linguaggio teologico dev’essere vivo, dinamico, e deve rispondere alle domande di senso che accompagnano la vita della gente"
Basta con le prediche infarcite di “moralismi”. Lo ha ammonito il Papa nel discorso scritto in ai formatori del Seminario arcivescovile di Milano, in occasione del 150° anniversario della rivista 'La Scuola Cattolica'.
“Il linguaggio teologico dev’essere sempre vivo, dinamico, non può fare a meno di evolversi e deve preoccuparsi di farsi comprendere. A volte - ha denunciato Bergoglio - le prediche o le catechesi che ascoltiamo sono fatte in buona parte di moralismi, non abbastanza ‘teologiche’, cioè poco capaci di parlarci di Dio e di rispondere alle domande di senso che accompagnano la vita della gente, e che spesso non si ha il coraggio di formulare apertamente".
"Uno dei maggiori malesseri del nostro tempo - ha scritto ancora il Papa- è infatti la perdita di senso, e la teologia, oggi più che mai, ha la grande responsabilità di stimolare e orientare la ricerca, di illuminare il cammino. Domandiamoci sempre in che modo sia possibile comunicare le verità di fede oggi, tenendo conto dei mutamenti linguistici, sociali, culturali, utilizzando con competenza i mezzi di comunicazione, senza mai annacquare, indebolire o ‘virtualizzare’ il contenuto da trasmettere. Quando parliamo o scriviamo, teniamo sempre presente il legame tra fede e vita, stiamo attenti a non scivolare nell’autoreferenzialità".