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Papa Francesco tra baraccopoli Nairobi: "Sono a casa". E chiede terra, casa e lavoro per tutti

27 novembre 2015 | 08.24
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(Foto Afp) - AFP
(Foto Afp) - AFP

Terza e ultima giornata in Kenya oggi per Papa Francesco che in mattinata ha celebrato la Messa in privato nella nunziatura apostolica di Nairobi, nel quartiere povero di Kangemi, una baraccopoli dove mancano i servizi essenziali, nel cuore della capitale kenyana, circondata da zone residenziali. La popolazione di oltre 100mila abitanti è multietnica. Il Papa, riporta la Radio Vaticana, ha percorso le stradine in terra battuta fino alla parrocchia cattolica di san Giuseppe Lavoratore retta dai gesuiti che dirigono anche un ambulatorio, un istituto tecnico superiore, un centro di assistenza alle madri in difficoltà.

Papa Francesco nella bidonville di Kangemi, una suora: "Ha pianto"

"Grazie per avermi accolto nel vostro quartiere", ha detto Bergoglio aggiungendo: "Mi sento a casa condividendo questo momento con fratelli e sorelle che, non mi vergogno a dire, hanno un posto speciale nella mia vita e nelle mie scelte. Sono qui perché voglio che sappiate che le vostre gioie e speranze, le vostre angosce e i vostri dolori non mi sono indifferenti. Conosco le difficoltà che incontrate giorno per giorno! Come possiamo non denunciare le ingiustizie subite?".

"Vorrei rivendicare in primo luogo questi valori che voi praticate, valori che non si quotano in Borsa, valori con i quali non si specula né hanno prezzo di mercato", ha sottolineato il Pontefice ricordando come in questo posto un grave problema sia "la mancanza di accesso alle infrastrutture e servizi di base. Mi riferisco a bagni, fognature, scarichi, raccolta dei rifiuti, luce, strade, ma anche scuole, ospedali, centri ricreativi e sportivi, laboratori artistici. Voglio riferirmi in particolare all’acqua potabile".

"Abbiamo bisogno di andare oltre la mera declamazione di diritti che, in pratica, non sono rispettati, e attuare azioni sistematiche che migliorino l’habitat popolare e progettare nuove urbanizzazioni di qualità per ospitare le generazioni future. Il debito sociale, il debito ambientale con i poveri delle città si paga concretizzando il sacro diritto alla terra, alla casa e al lavoro [le tre “t”: tierra, techo, trabajo]. Questo non è filantropia, è un dovere morale di tutti", ha sottolineato papa Francesco.

Di qui l'appello del Papa "a tutti i cristiani, in particolare ai Pastori, a rinnovare lo slancio missionario, a prendere l’iniziativa contro tante ingiustizie, a coinvolgersi nei problemi dei cittadini, ad accompagnarli nelle loro lotte, a custodire i frutti del loro lavoro collettivo e a celebrare insieme ogni piccola o grande vittoria".

"La corruzione è un cammino di morte, c'è anche in Vaticano" - Papa Francesco ha parlato a braccio, in lingua spagnola, ai giovani di Nairobi nello stadio Kasarani. E ha colto l'occasine per lanciare un nuovo anatema alla corruzione. "Si può giustificare la corruzione semplicemente per il fatto che tutti stanno peccando, che tutti agiscono in base alla corruzione? Come possiamo essere cristiani senza combattere il male della corruzione?", chiede il Papa che, come di consueto, racconta un esempio emblematico del concetto che vuole esprimere. "La corruzione - ha avvertito ancora Bergoglio - ci ruba la gioia, ci ruba la pace. La persona corrotta non vive in pace". Poi il monito: "Quello che voi rubate con la corruzione, rimarrà qui e lo userà un altro. Rimarà nella mancanza di bene che avresti potuto fare e non hai fatto, rimarrà nei ragazzi malati, affamati perché il denaro che era per loro, a causa della tua corruzione, lo hai tenuto per te. Ragazzi e ragazze, la corruzione non è un cammino di vita, è un cammino di morte".

"Siamo tutti un'unica nazione, no al tribalismo e al fanatismo che divide" - "Vi voglio invitare - ha detto Bergoglio - a venire qui. E tutti ci prendiamo per mano e ci alziamo in piedi come segno contro il tribalismo. Tutti siamo un'unica nazione. Sconfiggere il tribalismo non è solo alzare la mano oggi, contano le decisioni. Sconfiggere il tribalismo è un lavoro di tutti i giorni, un lavoro dell'orecchio, un lavoro del cuore. Quindi dare il cuore, aprirlo all'altro. Darsi la mano l'uno con l'altro".

Se un giovane non ha lavoro e istruzione finisce nella delinquenza - Se un giovane non ha né un lavoro né un'istruzione finisce nella delinquenza e magari finisce per scegliere anche la strada del reclutamento. Papa Francesco risponde ai grandi interrogativi dei giovani di Nairobi, parlando loro a braccio nello stadio Kasarani. Che fare, gli hanno chiesto i giovani africani, per impedire il reclutamento di un caro? "Dobbiamo sapere perché un giovane pieno di illusioni si lascia reclutare o viene cercato per essere reclutato. Si allontana dalla sua famiglia, dagli amici, dalla tribù, dalla patria, si allontana dalla vita perché impara a uccidere. Questa - dice il Papa - è una domanda che dovete rivolgere a tutte le autorità: se un giovane non ha lavoro, non può studiare, che cosa può fare? Può andare nella delinquenza o cadere in una forma di dipendenza o suicidarsi. In Europa le statistiche dei suicidi non vengono pubblicate". "La prima cosa da fare per evitare che un giovane sia reclutato o vada a reclutarsi - dice Bergoglio - è l'istruzione e il lavoro. Se un giovane non ha lavoro, che futuro gli rimane? Da lì entra l'idea di lasciarsi reclutare". Il Papa punta il dito contro "un sistema ingiusto che ha al centro dell'economia non la persona ma il dio denaro".

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