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Pappano apre stagione di Santa Cecilia e trionfa con 'Elektra'

19 ottobre 2022 | 15.33
LETTURA: 4 minuti

Il maestro anglo-italiano debutta il capolavoro di Strauss che segna la sua ultima inaugurazione come direttore musicale dell'Accademia

Da sin: Petra Lang, Antonio Pappano e Ausrine Stundyte in un momento di 'Elektra' all'Accademia di  Santa Cecilia
Da sin: Petra Lang, Antonio Pappano e Ausrine Stundyte in un momento di 'Elektra' all'Accademia di Santa Cecilia

Sir Tony Pappano sceglie un debutto per inaugurare la sua ultima stagione da direttore musicale all'Accademia di Santa Cecilia e trionfa. Ieri sera (repliche giovedì 20 e sabato 22 ottobre) la Sala Santa Cecilia dell'Auditorium Parco della Musica di Roma si è trasformata virtualmente nel cortile del Palazzo Reale di Micene per l''Elektra' di Richard Strauss su libretto di Hugo von Hoffmansthal, opera approdata per la prima volta nel cartellone dell'Accademia di Santa Cecilia e sul leggio di Pappano.

Fin dalle prime battute della partitura - in bilico tra atonalità, applicazione di tecniche seriali e gigantismo orchestrale (con 130 elementi in buca è l'opera con il più ampio organico nel normale repertorio) - il pubblico in sala è rimasto magnetizzato dall'inferno psicologico di Elettra, che si aggira tra le mura del palazzo di Micene ossessionata dall'idea di vendicare il padre Agamennone, ucciso al suo ritorno dalla guerra di Troia dalla moglie Clitemnestra e dal suo amante Egisto. Sarà il fratello Oreste, dato per morto e invece vivo e vegeto, a tornare in anonimato a casa e vendicare il padre uccidendo Clitemnestra ed Egisto.

Hoffmanstahl, che con 'Elektra' inaugura una lunga collaborazione con Strauss inanellando grandi successi, trae il libretto dall'Elettra di Sofocle. Il drammaturgo viennese rilegge però il testo classico alla luce della cultura di quegli anni: siamo nel 1909 e Sigmund Freud insieme al medico viennese Josef Breuer ha da poco pubblicato (1895) gli 'Studi sull'isteria', dando un forte impulso alla diffusione della psicoanalisi. Hoffmanstahl e Strauss focalizzano l'attenzione su Elettra e sul suo delirio maniacale che le toglie ogni altro interesse nei confronti della vita che non sia quello di vendicare il padre. Per questo motivo, quando Oreste avrà compiuto la vendetta, lei morirà dopo essersi abbandonata a un ballo febbrile, completamente invasata. La sua missione è compiuta.

"'Elektra' è un'opera piena di effetti - dice Pappano nell'intervista pubblicata sul programma di sala - di situazioni teatrali che richiedono una certa energia, una certa elettricità fin dall'inizio". Energia ed elettricità che il maestro - che non aveva mai affrontato prima quest'opera (di Strauss ha eseguito 'Salome', 'Ariadne auf Naxos' e il 'Rosenkavalier') e della quale dirigerà la produzione in forma scenica a Londra nel 2024 con Nina Stemme protagonista - ha profuso con la generosità che lo contraddistingue, mostrando i segni della fatica e della concentrazione al termine dell'ultima battuta, quando stravolto è sceso dal podio tra gli applausi del pubblico. Pappano ha guidato l'orchestra di Santa Cecilia, anch'essa in piena forma, e il perfetto coro preparato da Piero Monti, facendo vivere al pubblico il delirio della protagonista, fin dall'accordo in re minore che apre l'opera e che sottolinea il nome 'Agamemnon', vera ossessione di Elettra. Nessun colore, nessun dettaglio, nessuna voce secondaria che Strauss inserisce in partitura, sono stati trascurati da Pappano. Tutto era leggibile, dettagliato, rifinito e nello stesso tempo potente.

Ovazioni anche per il cast, a cominciare dalla protagonista, il soprano lituano Ausrine Stundyte, che ha già debuttato 'Elektra' al Festival di Salisburgo nel 2020 diretta da Franz Welser-Most con successo e che a Santa Cecilia ha dato vita con vigore vocale e teatrale (anche se in forma di concerto) al personaggio. Grande prova quella del soprano Elisabet Strid nel ruolo di Crisotemide, sorella mite e rassegnata di Elettra. Straordinaria la prestazione del mezzosoprano Petra Lang nei panni della demoniaca Clitemnestra: il suo ingresso in palcoscenico con un abito lungo nero, i capelli biondi scarmigliati e un incedere marziale ha suscitato qualche brivido nel pubblico, corso velocemente lungo le schiene appena ha pronunciato la prima frase... Applausi per il baritono Kostas Smoriginas, impeccabile Oreste, per il tenore Neal Cooper, che dà voce a Egisto, e per le cinque ancelle Ariana Lucas, Anne Schuldt, Monika Evelin Liiv, Katrin Adel e Alexandra Lowe.

In sala il pubblico delle grandi occasioni: tra i personaggi invitati dal sovrintendente e presidente Michele dall'Ongaro, il ministro dell'Economia Daniele Franco e la ministra dell'Università, Maria Cristina Messa, Gianni Letta e signora, l'amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, i giornalisti Bruno Vespa, Serena Bortone, Giuliano Ferrara, Roberto D'Agostino, Marina Valensise, il direttore dell'intrattenimento Prime Time della Rai, Stefano Coletta, la direttrice di Rai Cultura, Silvia Calandrelli, i compositori Nicola Piovani e Matteo d'Amico, l'attore Luigi Lo Cascio, la pianista Beatrice Rana, il presidente dell'Agis e sovrintendente dell'Opera di Roma, Francesco Giambrone, e il sovrintendente del Teatro Petruzzelli di Bari, Massimo Biscardi.

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