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Musica: Pappano, in Cina e Giappone accolti da meraviglioso entusiasmo

17 novembre 2014 | 13.51
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Il maestro al ritorno dalla tournée dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia sottolinea che in Cina "il pubblico era formato da tantissimi giovani ed impressionante è stato soprattutto il tifo in cui si sono letteralmente scatenati" e in Giappone sono "meravigliose le sale, dall’acustica perfetta, in cui la mia Orchestra ha avuto la possibilità di essere apprezzata al massimo"

Il Maestro Antonio Pappano (Foto Infophoto)
Il Maestro Antonio Pappano (Foto Infophoto)

"Un grande regalo". Così il Direttore Musicale Antonio Pappano definisce la lunga tournée dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, con il violoncellista Mario Brunello che ha toccato le maggiori città della Cina e del Giappone come Pechino, Shanghai, Kyoto, Tokyo e Nagoya.

"È davvero impressionante lo sviluppo, in tutti i sensi, della Cina di questi ultimi tre anni", ha detto Pappano appena tornato, facendo il confronto con la precedente tournée in quel Paese con l’Orchestra di Santa Cecilia: "È meraviglioso l’entusiasmo con cui è stata accolta sia la nostra Orchestra sia i programmi proposti. Il pubblico era formato da tantissimi giovani ed impressionante è stato soprattutto il tifo in cui si sono letteralmente scatenati, da Pechino, città imperiosa, a Shanghai, dal carattere completamente opposto, città più aperta, ricettiva, coltissima".

Stessi toni per le date in Giappone: "Meravigliose le sale, dall’acustica perfetta, in cui la mia Orchestra ha avuto la possibilità di essere apprezzata al massimo, in tutti i suoi colori e le sue potenzialità espressive e sonore. Sento che abbiamo superato e vinto una grande sfida sia con l’esecuzione di una pagina così complessa come quella della Sinfonia delle Alpi di Strauss, che con il lirismo, la passionalità e il ritmo della Seconda di Brahms. E che dire del Concerto per violoncello di Dvořák nell’interpretazione di Mario Brunello? Semplicemente grandioso!". Pappano conclude sottolineando che "le nostre note arrivavano dritte al cuore del pubblico che ci restituiva una sensazione di massima concentrazione. Per questo penso che ogni concerto sia stato per noi un grande regalo".

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