Social vietati sotto i 14 anni, lo psicoterapeuta: "Non basta, bisogna saper gestire il mondo digitale"

Lavenia: "Da anni mi batto per un'altra via e cioè il Patentino digitale, un percorso di consapevolezza obbligatorio da avviare dalla prima media"

Icone ci alcuni social network - Afp
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08 ottobre 2025 | 18.20
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La proposta di legge della Lega che chiede lo stop ai social per gli under 14 e una stretta sulla messaggistica istantanea è "un segnale importante" ma non sufficiente perché "il problema non si risolve solo 'togliendo'". A dirlo all'Adnkronos Salute Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta e presidente Associazione nazionale dipendenze tecnologiche, gap e cyberbullismo (DiTe).

"Giusto parlare di divieti. Ma serve ancora di più - ha detto - parlare di educazione. La proposta di vietare l'accesso ai social sotto i 14 anni e di richiedere il consenso genitoriale fino ai 16 è un segnale importante. È la politica che, finalmente, si accorge di una deriva sociale e psicologica che da anni denunciamo: l'infanzia e l'adolescenza non possono essere lasciate nelle mani di algoritmi che premiano la rabbia, l'esibizione e la dipendenza. Ma il problema non si risolve solo 'togliendo'. Perché quel digitale da cui oggi proviamo a difendere i nostri figli domani tornerà nella loro vita, più forte di prima. E se non avranno imparato a gestirlo, li troverà ancora più fragili, soli e impreparati".

"Da anni mi batto per una via diversa: il Patentino digitale. Un percorso di consapevolezza obbligatorio da avviare dalla prima media, rivolto a ragazzi, genitori e insegnanti", spiega Lavenia. "Non un corso di tecnologia - precisa - ma un cammino di crescita emotiva e relazionale: imparare cosa significa esporsi online, come difendersi, come riconoscere l'ansia da notifica, la ricerca di approvazione, la dipendenza da schermo. Solo così i divieti avranno senso: perché dietro ci sarà un’educazione che prepara, accompagna e costruisce".

"Ogni scuola dovrebbe diventare una 'Scuola certificata', un presidio di benessere digitale, dove famiglie e studenti camminano insieme, legati da un patto di comunità. Perché non basta proteggere i nostri ragazzi dal web: dobbiamo insegnare loro a viverci dentro, con testa, cuore e coraggio e senza un patto di corresponsabilità tutto questo è impossibile", conclude Lavenia, anche docente universitario.

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