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Lavoro: Regioni propongono modifiche a decreto su Naspi e ricollocazione

22 gennaio 2015 | 13.48
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E chiedono esplicitamente di "riportare le competenze delle politiche attive alle Regioni, così come da costituzione vigente".

Lavoro: Regioni propongono modifiche a decreto su Naspi e ricollocazione

Oltre ad esprimere preoccupazione sulle risorse inadeguate, le Regioni chiedono modifiche al testo della bozza del decreto attuativo del Jobs Act che riguarda gli ammortizzatori sociali in caso di disoccupazione involontaria e la ricollocazione dei lavoratori disoccupati. Il parere verrà inviato oggi ai presidenti delle commissioni Lavoro di Camera e Senato.

Nel parere le Regioni sottolineano che nel decreto in questione si denota "una generale mancanza di coerenza e coordinamento interno tra le norme sulla NASpi, lo stato di disoccupazione, la condizionalità e il contratto di ricollocazione, soprattutto sotto l’aspetto relativo alla effettiva operatività della decadenza, in merito al collegamento delle politiche attive e passive".

"Per quanto riguarda, invece, la DIS-COLL (l'indennità di disoccupazione per i collaboratori, ndr) si rileva che la norma appare generica e di difficile applicazione. In particolare, andrebbe chiarito il requisito soggettivo della perdita involontaria dell’occupazione laddove riferita a un lavoratore a progetto".

Non solo. Le Regioni chiedono esplicitamente di "riportare le competenze delle politiche attive alle Regioni, così come da costituzione vigente", attraverso la riscrittura dell'articolo 17 del Jobs Act (legge 183/2014), "in quanto nel suddetto articolo -dicono le regioni- si prevede un ruolo dei servizi competenti e un fondo istituito presso l’Inps, non riconoscendo alcun ruolo alle Regioni".

Inoltre, le Regioni propongono "un ampliamento della platea dei lavoratori, al fine di consentire un accesso più esteso del contratto di ricollocazione come politica attiva da offrire a tutti i lavoratori disoccupati".

"In particolare -si legge ancora nel parere- la previsione della quale solo chi ha instaurato il contenzioso per ottenere la pronuncia d’illegittimità del licenziamento può stipulare il contratto di ricollocazione costituisce un chiaro ostacolo alla conciliazione prevista nello schema di decreto relativo alle tutele crescenti".

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