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Reichskriegsflagge, la bandiera amata dai neonazisti

(Wikipedia /Naval History & Heritage Command /CC BY 2.0)
(Wikipedia /Naval History & Heritage Command /CC BY 2.0)
04 dicembre 2017 | 10.41
LETTURA: 2 minuti

Non un simbolo di epoca nazista, ma quello della Marina imperiale tedesca in uso dal 1867, vessillo di guerra del Secondo Reich. E' la Reichskriegsflagge, la bandiera al centro delle cronache di questi giorni per essere stata esposta all'interno di una caserma dei carabinieri a Firenze da un militare, ora oggetto di accertamenti da parte dell'Arma.

Bianca e nera come i colori nazionali della Prussia, con l'aquila prussiana al centro e il tricolore imperiale tedesco nero, bianco e rosso come sfondo alla croce di ferro posta in alto - proprio nel riquadro sinistro formato dalla croce nordica che la attraversa -, la bandiera è stata poi il simbolo, negli anni Venti, dei nazionalisti tedeschi che protestavano contro la Repubblica di Weimar.

Ma perché, allora, si parla di bandiera nazista? Con la caduta di Hitler e il termine della Seconda Guerra Mondiale, ogni simbolo che potesse richiamare il partito guidato dal Führer è stato vietato. Nessuna svastica, quindi, né tantomeno rune delle SS o altri stemmi a rappresentare le nascenti frange di estremismo di destra in Germania e nel resto d'Europa e del mondo. E' così che, nel tempo, per ovviare al divieto diversi gruppi neonazisti ed estremisti hanno iniziato ad utilizzare il vessillo del Secondo Reich come segno di appartenenza, donando alla bandiera un nuovo triste significato.

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