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Musica: Rossi (Rai), 'no a obbligo pezzi italiani, impostazione comunista'

26 febbraio 2019 | 15.59
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Giampaolo Rossi
Giampaolo Rossi

(di Veronica Marino) - Le radio nazionali e private dovrebbero riservare almeno un terzo della programmazione giornaliera alla produzione musicale italiana? "Beh è davvero una sciocchezza. Un conto è la tutela della produzione musicale italiana, un conto è l'imposizione dell'ascolto della musica italiana. Una impostazione comunista. Mi fa pensare al divieto della musica occidentale in Iran". Il consigliere di amministrazione della Rai Giampaolo Rossi, parla così all'Adnkronos, in merito alla proposta di legge avanzata dal leghista Alessandro Morelli e che ha ricevuto il sostegno fficiale del presidente della Siae Mogol.

"In Italia, come in tutta Europa, già esistono delle leggi che difendono la produzione nazionale, per esempio nell'audiovisivo, nel cinema, nelle fiction, nei documentari e persino nei cartoni animati, ma questo ha un senso - osserva - perché l'invasione del prodotto americano rischia di uccidere le industrie nazionali. Nell'ambito della produzione musicale, però, il tema non c'è visto che le canzoni italiane, già oggi, sono più ascoltate di quelle straniere".

"La disintermediazione digitale, che nel cinema e nelle serie tv significa l'invasione di piattaforme come Netflix o Amazon e quindi l'invasione del prodotto prevalentemente americano, nella musica - fa notare il consigliere Rai - produce il fenomeno contrario perché garantisce anche le piccole produzioni indipendenti. E poi - evidenzia ancora Rossi - in Italia molte major discografiche internazionali producono artisti italiani. Bisogna difendere la produzione italiana - ribadisce - ma non imporre l'ascolto. Se produci brutte canzoni italiane, non puoi imporne l'ascolto. L'ascolto determina la selezione del mercato. Il principio alla base della proposta di Morelli, quindi, secondo me è concettualmente sbagliato".

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