Influenza, studio italiano: "Stagione in Australia è indicatore fuorviante per fare previsioni"

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Influenza, studio italiano:
30 settembre 2025 | 14.38
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L'idea che la stagione influenzale in Australia, indicata spesso come cartina di tornasole per capire come sarà in Europa, possa dirci cosa avverrà a breve nel nostro Paese "è in realtà una semplificazione fuorviante: sebbene la stagione dell'emisfero meridionale sia un utile sistema sentinella per identificare i ceppi circolanti", non è detto che debba essere "un indicatore immutabile per la stagione dell'emisfero settentrionale. Non riflette automaticamente gli sviluppi futuri, la cui gravità dipende dalla complessa interazione di fattori locali come: la suscettibilità della popolazione, la copertura vaccinale complessiva e specifici parametri demografici e socioeconomici che influenzano la diffusione della vaccinazione". Lo ha rilevato uno studio italiano inviato alla rivista 'Pathogen and Global Health', firmato da Francesco Branda (Campus Bio-Medico), Chiara Romano (epidemiologa portale Gabie), Giancarlo Ceccarelli (università Sapienza), Fabio Scarpa (università di Sassari) e Massimo Ciccozzi (Campus Bio-Medico).

"In Australia la stagione influenzale negli ultimi anni ha mostrato un netto allontanamento dai modelli pre-pandemia Covid, con stagioni che tendono ad iniziare prima e ad estendersi su un periodo più lungo. Nel 2023 l'influenza ha raggiunto un picco tra metà e fine giugno, in anticipo rispetto al solito picco di agosto, poi continuando ancora. Nel 2024 altro cambiamento: migliaia di casi registrati, quasi un record, fino al 28 settembre che per loro è ancora inverno. C'è un paradosso - sottolinea all'Adnkronos Salute l'epidemiologo Ciccozzi - ed è il numero dei decessi in Australia, 376 nel 2023 e 409 nel 2024. Confrontando questi numeri con le statistiche storiche australiane, vediamo che nel 2019 hanno registrato molti più decessi. Quindi l'impatto clinico è relativamente inferiore negli anni e non è vero che oggi l'influenza in Australia è più aggressiva. Questi dati ci dicono che gli allarmismi che arrivano su quanto accade in Australia e potrà accadere in Italia sono confutati, perché tra i due Paesi ci sono molte differenze che abbiamo analizzato nello studio".

Secondo Ciccozzi, "l'influenza che arriverà da noi, con ceppi H1N1, H3N2 e l'influenza di tipo B, potrà dare un quadro epidemiologico con picchi e discese lente, come è accaduto già lo scorso anno, ma senza tanti decessi. In conclusione, non si posso fare paragoni tra l'Australia e l'Italia: sono popolazione diverse, si muovono in modo differente e l'età media è molto più alta da noi. Serve guardare all'Australia per tarare i vaccini sui ceppi influenzali che hanno circolato da loro e probabilmente circoleranno da noi".

La ricerca mette in risalto come i due Paesi differiscano sostanzialmente in termini di popolazione (nel 2024 Australia 27,2 milioni e Italia 58,9 milioni); struttura demografica (età media 38 anni in Australia contro 47,8 anni in Italia) e modelli di mobilità (159,2 milioni di passeggeri totali in Australia nel 2024 contro 218,7 milioni in Italia, con una quota di viaggi internazionali molto più elevata nel caso italiano). "Questi fattori - secondo la ricerca - evidenziano i contesti epidemiologici molto diversi in cui si diffonde l'influenza stagionale. Pertanto, sebbene l'Australia sia un'importante sentinella per la circolazione dei ceppi, la sua esperienza epidemiologica non può essere trasferita meccanicamente all'Europa o all'Italia".

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