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Crisi: Ocse, ok riforme Italia ma fare di più

09 febbraio 2015 | 14.36
LETTURA: 4 minuti

L'Ocse riconosce gli sforzi dell'Italia per le riforme ma ne elenca anche i punti deboli: dall'alto cuneo sul lavoro al complicato sistema fiscale fino all'elevata evasione e la frammentazione della rete di sicurezza sociale del Jobs Act. Allarme pil pro capite: giù del 30% rispetto media 'big' Ocse

Una riunione dell'Ocse
Una riunione dell'Ocse

Bene le riforme ma l'Italia deve fare di più. L'Ocse spezza una lancia in favore dell'azione riformatrice del governo ma elenca le note dolenti da affrontare: dall'alto cuneo sul lavoro al complicato sistema fiscale all'elevata evasione alla scarsa rete di sicurezza sociale del Jobs Act fino alla scuola. Il tutto a fronte di un forte calo del reddito procapite, mentre il superindice di dicembre migliora.

Il cuneo fiscale è "troppo alto per i salari più bassi", e si abbina a un sistema fiscale troppo complicato e ad un'evasione fiscale elevata, scrive l'Ocse nel capitolo dedicato all'Italia del rapporto 'Going for Growth', appena diffuso. L'organizzazione riconosce i "primi passi mossi nel 2014 dal governo per riforme ambiziose in diversi settori, soprattutto quello del mercato del lavoro". In dettaglio, si sottolinea, il Jobs Act "ha eliminato la maggior parte dei limiti all'utilizzo dei contratti a breve termine per un totale di tre anni" e da' mandato al governo di "introdurre una serie di riforme potenzialmente importanti entro la metà del 2015". Serve "una rete di sicurezza sociale più estesa e dallo sviluppo di politiche del mercato del lavoro attive" e vi è la necessità di "ridurre la dualità del mercato del lavoro".

Sul fronte fiscale l'Ocse segnala le "frequenti modifiche alla tassazione sugli immobili", con relative "instabilita' e incertezza": di qui l'invito all'Italia ad "abbassare le distorsioni e gli incentivi a evadere riducendo le elevate aliquote nominali e abolendo numerose voci di spesa" e ad "evitare le sanatorie fiscali". Indice puntato anche sulla scuola. L'Italia deve "migliorare equità ed efficienza" del suo sistema educativo, che "ha un basso rapporto tra qualità e costo e dovrebbe fare di più per migliorare le opportunità per i meno qualificati", afferma l'Ocse, contestando una spesa per l'istruzione "ben al di sotto della media" e i numerosi cambi, "tre in quattro anni", al vertice dell'organismo per la valutazione della qualità della didattica.

Quanto all'area Ocse in generale, ulteriori riforme in direzione delle migliori pratiche esistenti potrebbero incrementare fino al 10% il Pil pro capite a lungo termine, con un incremento medio del pil procapite di circa 3mila dollari.

Sul fronte italiano, l'Ocse si sofferma anche sul 'costo' della recessione. "La mancata ripresa dalla recessione sta portando il reddito pro capite dell'Italia a scendere ancora più in basso rispetto alle principali economie dell'Ocse", rileva stimando che il Pil pro capite italiano nel 2013 era inferiore del 30% rispetto alla media dei primi 17 Paesi Ocse. Nel 2007 era del 22,7%.

Fa ben sperare comunque il superindice di dicembre per l'Italia che registra "miglioramenti" salendo da 100,9 a 101 punti. In Francia è passato da 100,3 a 100,4 punti; Germania è salito da 99,6 a 99,7 punti. Dato stabile infine per l'eurozona a 100,6 punti.

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