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Grecia: nelle parole di Draghi il 'no' Bce alla Grexit/Adnkronos

27 giugno 2015 | 18.05
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Il destino della Grecia è ancora legato alle decisioni dei suoi creditori, da una parte, e di Atene, dall'altra. Ma in queste ore lo spettro del default si sta facendo un'ipotesi più concreta. Così come l'extrema ratio, l'uscita dall'Euro. Una prospettiva, spesso evocata con disinvoltura nelle ultime settimane, le cui conseguenze sono difficilmente calcolabili anche dalle istituzioni e dalle autorità che stanno negoziando, direttamente e indirettamente, per trovare una soluzione in extremis. Semplicemente perché non esiste un precedente e si metterebbe a rischio la stessa tenuta dell'integrazione europea.

Concetti, questi, che ricorrono in tutti gli interventi pubblici del presidente della Bce Mario Draghi, punto di riferimento per tutte le parti in campo anche in queste difficilissime ore. Due i 'dogmi' su cui si fonda l'analisi del numero uno dell'Eurotower: primo, l'Euro "è irreversibile"; secondo, il terreno oltre la Grexit è "ignoto e inesplorato".

15 GIUGNO. Con un’uscita di Atene dall’euro "entreremmo in un terreno ignoto". E, ancora, un avvertimento: se ci sono strumenti per gestire la situazione nel breve termine, "nel medio lungo periodo quali sarebbero le conseguenze per l’Ue? Questo non siamo in grado di prevederlo".

3 GIUGNO. "La Bce vuole che la Grecia resti nell'Euro". "Tutte le nostre energie sono destinate alla definizione di un accordo forte" con Atene, ma che "sia giusto sul piano sociale e assicuri la sostenibilità fiscale". Certo, "se le condizioni dovessero cambiare dovremmo rivedere le nostre decisioni", rispetto al sostegno assicurato finora alle banche greche.

7 MAGGIO. "L'irreversibilità dell'Euro ha fatto parte dell'architettura dell'Unione europea fin dal Trattato di Maastricht". E, evidenzia ancora il numero uno della Banca centrale europea: "come ho affermato ripetutamente, anche di fronte al parlamento europeo, il ritiro di uno Stato membro dall'Euro non è previsto dai Trattati".

18 APRILE. Sebbene gli strumenti a disposizione siano designati ad altri scopi, "verrebbero usati se necessario" anche per la Grecia "ma ci troveremmo in acque inesplorate se la crisi dovesse precipitare".

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