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Telefoniche non pagano, a rischio attività Agcom

07 luglio 2015 | 12.12
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Telefoniche non pagano, a rischio attività Agcom

Problemi di bilancio in vista per l'Agcom, che potrebbe trovarsi di qui a qualche mese senza la disponibilità di cassa non solo per svolgere le attività di regolamentazione del mercato delle comunicazioni, ma, a quanto apprende l'Adnkronos, anche per affrontare le spese di gestione ordinaria. L'Autorita per le Garanzie nelle Comunicazioni, infatti, non pesa sul bilancio dello Stato, ma, per legge, si finanzia con i contributi versati da soggetti regolati, le compagnie telefoniche in testa. E proprio con la principale di esse, Telecom Italia, è in corso un duro braccio di ferro che rischia di lasciare l'Authority a secco.

Una sentenza del Consiglio di Stato, che ha confermato una precedente decisione del TAR aumentandone considerevolmente la portata, ha infatti stabilito, per alcune annualità passate, che il contributo versato dalle compagnie telefoniche non dovesse riguardare, oltre ai ricavi da esse conseguiti in attività estranee alla regolamentazione effettuata da Agcom, anche altri ambiti, riducendo il periodo dei contributi dai quali sarebbero così esentate alcune attività il cui svolgimento è prescritto dalla legge. In conseguenza di tale disposizione, contestata e impugnata dall'Autorità, Telecom Italia ha effettuato un'auto riduzione del proprio contributo anche per gli anni successivi, in particolare il 2014 e il 2015, versando appena poco più di 6 milioni di euro a fronte dei 25 dovuti.

Se Wind ha inteso prendere la distanze da questa scelta, pagando quanto le è stato richiesto per intero, le altre compagnie hanno invece assunto posizioni più variegate. Vodafone ha mantenuto le proprie erogazioni al di sotto della soglia raggiunta da Telecom, H3G ha reso noto di essere disponibile a mettersi in regola quando lo farà l'ex monopolista, Fastweb ha deciso di compensare alcuni crediti vantati nei confronti di Agcom e le aziende di minori dimensioni hanno assunto atteggiamenti non univoci.

Per il futuro il problema dovrebbe essere risolto da un emendamento alla Legge europea, presentato dal Pd e passato nella versione approvata dalla Camera. Secondo la nuova norma, infatti, il contributo dovuto dagli operatori dovrà coprire il totale dei costi complessivamente sostenuti dall'Agcom per esercitare le funzioni di regolamentazione, vigilanza, composizione delle controversie e anche per quelle sanzionatorie: in altre parole tutte le attività svolte sall'Authority nel settore delle comunicazioni elettroniche.

L'Unione europea, intanto, sempre molto attenta all'indipendenza delle Autorità di garanzia e preoccupata dal possibile blocco dell'attività del regolatore, sta seguendo la vicenda, pronta ad aprire una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia.

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