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Golfo: anche sceicchi alle prese con spending review, guerra a fannulloni

11 novembre 2015 | 18.58
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Golfo: anche sceicchi alle prese con spending review, guerra a fannulloni

Aggredire la spesa pubblica appare impresa ardua non solo in Italia ma anche nei ricchi paesi del Golfo. Mentre nel Belpaese risuona ancora l'eco delle dimissioni di uno dei responsabili della spending review, l'economista Roberto Perotti, deluso dal ridimensionamento della spending review, nei paesi del Golfo parte l'operazione anti-fannulloni nell'apparato pubblico.

A finire nel mirino sono quelli che il Wall Street Journal definisce "uomini-divano", una folta schiera di giovanotti con il ghutra che di fatto bivacca negli uffici governativi e nelle controllate di Stato, per anni serbatoio di confortevoli posti di lavoro con lauti salari. Ma oggi il vento sta cambiando e il forte calo dei prezzi del greggio impone una gestione più efficiente della spesa pubblica.

Decine di giovani sauditi stanno "tutto il giorno nelle sale dei ministeri senza chiare responsabilità se non quella di portare documenti da un ufficio all'altro", scrive il Wsj, citando un consulente dei ministeri sauditi. "Dipendenti che passato le giornate a guardare la televisione o dormire", si aggiunge nell'articolo riportando il racconto di un ex dipendente di un ente governativo degli Emirati Arabi. "L'ufficio - riferisce - in tre anni non ha chiuso neanche un affare".

Il problema non è passato inosservato nelle organizzazioni internazionali, con il direttore del Fmi Christine Lagarde che domenica scorsa da Doha ha sollecitato i governi della regione a "incoraggiare i cittadini a cercare lavoro nel settore privato".

Un nuovo corso dunque quello richiesto ai leader del Golfo per diversificare le fonti della crescita che non può più basarsi solo sul greggio. E i numeri avallano la tesi di un necessario cambio di rotta: le autorità del Kuwait, dove il pubblico impiego rappresenta oltre l'80% del totale (cifra non inusuale nella regione) lo scorso ottobre hanno fatto sapere che le entrate pubbliche sono scese del 60% a causa dei ribassi del petrolio, chiedendo un'azione rapida per tagliare la spesa pubblica e riformare l'economia nazionale. Un mese prima il Bahrain ha annunciato l'accorpamento di alcuni ministeri e enti pubblici nel tentativo di risparmiare e migliorare l'efficienza della macchina pubblica.

Intanto si intensificano gli sforzi per favorire l'inziativa privata nell'area. Negli Emirati, Dubai e Abu Dhabi hanno istituito fondi a sostegno delle start-up; il Kuwait ha lanciato un programma di sostegno alle piccole e medie imprese già 2013, anche se è operativo solo da quest'anno. Ma l'ostacolo più grande non è tecnico. "E' la mentalità il più grande problema che stiamo affrontando - osserva al-Neda Dehani, mentore del progetto strat up kuwaitiano. Qui, conclude, "il 95% dei giovani ritiene che sia più sicuro avere un posto statale".

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