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Design: Milano in bianco con archistar del mondo, al via White in the City

03 aprile 2017 | 14.43
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Design: Milano in bianco con archistar del mondo, al via White in the City

La stanza degli abbracci di Stefano Boeri, i ricami sinuosi di Zaha Hadid, la scala di Patricia Urquiola e l'installazione in progress di Daniel Libeskind sono solo alcune delle opere che da domani e fino al 9 aprile sarà possibile ammirare a White in the City, progetto-evento promosso da Oikos, tra i più attesi della Milano Design Week, edizione 2017. Protagonista assoluto, il bianco. (Video)

In un percorso articolato tra alcuni dei luoghi più simbolici di Milano, architetti, artisti e designer provenienti da tutto il mondo esprimono la loro idea di bianco attraverso forme classiche e originali, texture innovative e sorprendenti, miscelando e sovrapponendo stili, materiali e sfumature, in un ideale dialogo tra passato e futuro: "Dalle grandi star dell'architettura mondiale agli studenti dell'Accademia di Brera, dai designer di fama internazionale di Palazzo Cusani ai giovani progettisti ospitati nella sede di Class - spiega all'Adnkronos Giulio Cappellini, art director del progetto White in the City - il bianco viene interpretato da personaggi diversi tra loro per cultura, storia, tradizione ed età. E' davvero molto interessante osservare l'interpretazione, assolutamente personale, che ciascuno di loro dà di un colore che non è un punto di partenza, quanto piuttosto un punto di arrivo".

Il progetto si articola in un percorso che dalla Pinacoteca di Brera passa dalla chiesa di San Carpoforo e da Palazzo Cusani, fino ad arrivare alla sede di Class in via Burigozzo. Attraverso opere, installazioni, ambienti e oggetti di uso comune, viene proposta una "analisi di tutte le aree socio-culturali legate all'essere, al vivere, all'abitare e al contemplare per delineare una dimensione del bianco che informi, trasformando l'ambiente quotidiano in luogo del benessere".

White in the City rappresenta anche il culmine di un progetto di lavoro e di ricerca con la materia durato decenni. Partendo dall'idea che non esiste un bianco assoluto, né un modo unico di rappresentarlo, si è arrivati a dare vita a una collezione di 205 diversi tipi di bianco: "Abbiamo lavorato tanto con i designer, seguendo i loro desideri - afferma Vicky Syriopoulou, color and surface designer e R&S mgr di Oikos - è proprio per loro che abbiamo creato nuove e particolari tonalità, sfumature e texture di bianco".

Lavorando con il colore si è dato vita a "nuovi giochi tra luce e materia, pigmenti e iridescenze". E "con gli studenti, poi, ci siamo veramente divertiti creando per loro nuovi materiali che non asciugano e permettono di creare forme nuove". Tutto per dire che "i visitatori qui non troveranno la solita tempera per imbiancare e coprire i muri, ma nuove espressioni per decorare l'ambiente", oltre a "tanti spunti per la casa, l'ufficio e la scuola, in grado di trasformare il vivere quotidiano all'insegna della bellezza e del benessere".

Il benessere è un elemento fondamentale del progetto White in the City, oltre che dell'impegno di Oikos: "Abbiamo lavorato per eliminare tutti quei prodotti che potevano creare allergie o situazioni di tossicità - spiega Claudio Balestri, ideatore del progetto White in the City e presidente-fondatore di Oikos -. E oggi possiamo dire che nei nostri ambienti respiriamo aria sana". In sostanza, è stato creato il 'bianco ben-essere', un colore ecologico e senza formaldeide, né elementi inquinanti che, assicura Balestri, "dà la sensazione, anche stando in casa, di sentirsi bene come nel verde della natura".

Benessere, bellezza e arte concorrono a formare il messaggio che gli ideatori lanciano attraverso White in the City: "Unendo business e cultura, ricerca e giovani - avverte il numero uno di Oikos - cerchiamo di dare una continuità e trasmettere la nostra esperienza ai giovani che si preparano ad affrontare il futuro". Il lavoro fatto con i grandi architetti e gli studenti dell'accademia di Brera ne è un esempio: "L'esperienza fatta in questi mesi è stata eccezionale; abbiamo raccolto moltissimo entusiasmo, anche dalle tantissime aziende che hanno aderito al progetto". Soprattutto, "si è creata una sinergia tra gli artigiani e i piccoli imprenditori che hanno messo a disposizione il loro patrimonio di conoscenza e saper fare e, a contatto con le realtà più grandi, hanno avuto la possibilità di realizzare progetti che a prima vista sembravano loro irrealizzabili".

Tutto questo lavoro, avverte Balestri, "ora lo vogliamo mostrare a tutti". E rivela: "Già ieri in Brera era pieno di persone che uscendo dai musei si sono fermate ad assistere al fermento dei lavori per terminare la preparazione delle opere e in molti li ho sentiti dire: 'Queste sono le opere del futuro'". A loro e a tutti gli altri visitatori è rivolta l'iniziativa per giudicare la migliore installazione: attraverso i canali web e social, sarà possibile esprimere il proprio voto per ciascuna delle opere in mostra e alla fine della settimana verrà decretata l'opera più amata di White in the City.

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