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Pa, Italia agli ultimi posti in Europa per interazione digitale

04 maggio 2019 | 18.42
LETTURA: 4 minuti

E' quanto emerge dal rapporto Agi-Censis

(Fotogramma/Ipa) - FOTOGRAMMA
(Fotogramma/Ipa) - FOTOGRAMMA

L’Italia è agli ultimi posti in Europa per “interazione digitale” tra cittadini e Pa: nel 2018 solo il 24% degli italiani dichiara di aver interagito con la Pa per via telematica, contro il 92% dei danesi, il 71% dei francesi, il 57% degli spagnoli. Il valore medio nell’Unione Europea è del 52%. Peggio di noi solo Bulgaria e Romania. Ma quali sono le ragioni di questo ritardo? Lo rivela il nuovo rapporto Agi-Censis realizzato nell'ambito del programma pluriennale “Diario dell’Innovazione” della Fondazione per l’Innovazione Cotec, che indaga la reazione degli italiani di fronte ai processi innovativi.

A presentarlo il segretario generale Censis Giorgio De Rita e il direttore Agi Riccardo Luna durante Transformers, la giornata che ha riunito per i “Digital Days” di Napoli i campioni italiani della trasformazione digitale del Paese. Presenti, tra gli altri, il ministro per la Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno, il direttore generale AgID (Agenzia per l'Italia Digitale) Teresa Alvaro e il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.

Il rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione migliora, ma non soddisfa ancora la maggior parte degli italiani. Critici i giudizi sulla transizione digitale della PA. Ma se si indaga sui singoli servizi si scopre una scarsa conoscenza dei processi in atto. E se si va ancora più a fondo si vede che la popolazione ha un livello di competenze digitali decisamente basso e che una quota significativa di italiani vive in un mondo completamente “analogico”.

“La trasformazione digitale della PA è iniziata ed è possibile – commenta il direttore Agi Riccardo Luna - Se guardiamo agli ultimi cinque anni, i cambiamenti si vedono benissimo. E la nuova indagine sulla cultura dell’innovazione degli italiani, realizzata da Agi e dal Censis a due anni di distanza dalla precedente, li registra. Ma l’indagine registra anche una diffidenza degli italiani verso il nuovo che avanza: più che la curiosità, in molti vince la nostalgia. E non è un paradosso in un Paese in cui l’indice di vecchiaia è cresciuto di 25 punti percentuali in 10 anni toccando il nuovo record storico. Per vincere questa resistenza quotidiana non potremo limitarci a digitalizzare i complicatissimi processi esistenti, trasferendo le scartoffie, le firme e i bolli della burocrazia sul web, ma dovremo cambiare tutto disegnando servizi e applicazioni facili e immediati. Come comprare qualcosa su Amazon”.

“Da oltre trent’anni - ha spiegato il segretario generale del Censis Giorgio De Rita - l’Italia spende tanta energia e moltissimi soldi per la digitalizzazione della pubblica amministrazione, più di qualsiasi altro Paese europeo. Abbiamo aperto, per primi, cantieri innovativi su qualsiasi terreno digitale: dai pagamenti alla fatturazione, dall’identità personale alla comunicazione certificata, dal deposito di atti giudiziari alle ricette mediche".

"Il risultato - ha sottolineato De Rita - è sotto gli occhi di tutti e questi dati rimarcano ancora una volta il gravissimo ritardo d’innovazione nelle piattaforme digitali pubbliche e nel funzionamento della burocrazia. L’errore, che inesorabilmente ripetiamo, è puntare tutto sull’ultimo passo dei processi amministrativi, il più visibile e spendibile sul fronte del consenso politico, e di rinunciare a ogni innovazione negli schemi organizzativi, nella progettazione dei servizi, nella necessità di far parlare tra loro applicazioni e banche dati, nel tradurre la complessità burocratica in interazioni semplici per imprese e cittadini. Gli italiani si aspettano meno siti e tessere di plastica e molta più intelligenza”.

Per Giulia Bongiorno "i dati del rapporto Agi-Censis documentano l’errore di chi nel passato sosteneva che la rivoluzione digitale nella PA fosse già avvenuta. Quando mi sono insediata eravamo all’anno zero e sono stata costretta a emanare una circolare per sollecitare la nomina dei Responsabile per la Transizione al Digitale (RTD). Siamo quindi solo all’inizio di un percorso lungo ma decisivo per trasformare la pubblica amministrazione".

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