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Carbone, stretta delle compagnie assicurative

Carbone, stretta delle compagnie assicurative
03 dicembre 2018 | 12.07
LETTURA: 3 minuti

Ad oggi, sono 19 i marchi assicurativi, che in totale gestiscono asset per 6mila miliardi di dollari, ad aver disinvestito dal carbone. Nel solo 2018, quattro dei più grandi gruppi assicurativi mondiali (Generali, Allianz, Axa e Zurich) hanno introdotto nuove restrizioni alla sottoscrizione di assicurazioni di progetti carboniferi. Lo rileva l'ultimo rapporto della rete Unfriend Coal, di cui fanno parte Greenpeace e Re:Common, pubblicato in concomitanza con l'inizio della COP24 di Katowice.

Il rapporto esamina e classifica le 24 maggiori compagnie assicurative mondiali valutando le loro politiche in materia di investimenti, copertura dei rischi e altri aspetti legati all’azione climatica, con un focus sugli investimenti sul carbone. Per realizzare il report, la rete Unfriend Coal si è basata su informazioni disponibili pubblicamente e sulle risposte date dalle stesse società a un questionario.

Generali, che nella precedente edizione del rapporto era risultata essere tra i peggiori marchi europei, migliora notevolmente la propria posizione, grazie alle nuove restrizioni approvate poche settimane fa, a seguito dell’intensa campagna di pressione condotta da Greenpeace e Re:Common.

In materia di underwriting (ovvero la copertura dei rischi di progetti e società a carbone) Generali si distingue per aver adottato una delle policy più restrittive e quindi efficaci del settore, superata solamente da quella della Svizzera SwissRe. Il limite principale, nel caso del Leone di Trieste, riguarda i clienti esistenti, come la Polacca PGE e la Ceca CEZ, a cui Generali continuerà a fornire il proprio supporto, almeno fino ad inizio 2019, quando la compagnia triestina deciderà se interrompere i propri rapporti commerciali con tali società carbonifere.

Meno positivi i risultati sul lato investimenti, dato che Generali investe ancora nel settore del carbone in Paesi come Polonia e Repubblica Ceca, offrendo così risorse finanziare alle società più inquinanti d’Europa.

"In questo scenario anche gli attori finanziari possono fare la differenza nella lotta ai cambiamenti climatici, ed hanno il dovere di farlo - dichiara Alessandro Runci di Re:Common - Proprio in Polonia ci sono alcuni degli impianti più inquinanti d’Europa, e sono quelli che chiediamo a Generali di abbandonare al più presto".

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