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Superlega, Briatore: "E' attacco frontale alla Uefa"

20 aprile 2021 | 20.41
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L'imprenditore all'Adnkronos: "Parliamo di squadre molto indebitate, soprattutto in questo momento post covid o quasi"

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La Superlega europea "è un attacco frontale alla Uefa. Qui parliamo di squadre molto indebitate, soprattutto in questo momento post covid o quasi, dove molte squadre sono sull'orlo dell'indebitamento totale, e questa potrebbe essere una situazione per rimettere i conti in ordine". A Flavio Briatore l'idea di una superlega europea non sembra piacere affatto: da imprenditore sportivo e grande tifoso juventino, commenta così, in un'intervista con l'Adnkronos, la creazione della nuova competizione calcistica annunciata ieri. "Io non credo che sia giusto nei confronti dei tifosi, e nei confronti dello sport, risolvere i problemi personali del club con un'operazione del genere", scandisce il manager.

"Si deve partire dal principio che il calcio è di tutti, e nello sport ci vuole sempre meritocrazia -spiega- Il calcio è di tutti i tifosi, io ho avuto squadre di calcio e non sei tu il padrone della squadra, tutti si sentono padroni della loro squadra". L'analisi è che "se si restringe la superlega alle famose dodici squadre, si potrebbe avere l'assurda situazione per cui la Juve è quarta nel campionato italiano e fa la superlega, o le squadre che hanno lavorato bene, penso all'Atalanta che è un gioiello e che compete per la Champions, sarebbero penalizzate", sostiene Briatore.

L'ex manager di F1 rivela poi un retroscena personale: "Molti anni fa, io ed Ecclestone e due presidenti molto importanti di due squadre di calcio di cui non posso fare il nome, avevamo pensato di fare una Champions League, dando molti più soldi di quelli che dava la Uefa. Il presidente di allora aumentò subito i premi: ecco, io credo che potrebbe succedere questo, o che l'obiettivo potrebbe essere questo". Peraltro, osserva ancora Briatore, "Fifa e Uefa hanno fatto un errore enorme quando hanno lasciato che si facesse una Lega autonoma in America, dove non ci sono retrocessioni: quello che sta accadendo è una conseguenza di quell'errore strategico. Ma quello non è sport, sport è competere".

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