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Territorio: oltre 6 mln le persone esposte a rischio frane e alluvioni

12 febbraio 2014 | 13.45
LETTURA: 3 minuti

Sono ben 6.633 i comuni italiani in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico, l'82% del totale; oltre 6 milioni di cittadini si trovano ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane o alluvioni. In ben 1.109 comuni (l'82% fra i 1.354 analizzati nell'indagine) sono presenti abitazioni in aree a rischio e in 779 amministrazioni (il 58% del nostro campione) in tali zone sorgono impianti industriali. Questo, in estrema sintesi, il quadro che emerge da Ecosistema Rischio 2013, il dossier annuale di Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile che ha monitorato le attività per la mitigazione del rischio idrogeologico di oltre 1.500 amministrazioni comunali italiane tra quelle in cui sono presenti zone esposte a maggiore pericolo.

In particolare, dal rapporto emerge che, nonostante le ripetute tragedie, anche nell'ultimo decennio sono state edificate nuove strutture in zone esposte a pericolo di frane e alluvioni (in 186 comuni fra quelli intervistati). ''Frane e alluvioni comportano ogni anno un bilancio pesantissimo per il nostro Paese sia per le perdite di vite umane che per gli ingenti danni economici" commenta il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, secondo cui, "le politiche di mitigazione faticano a diffondersi. Ma non solo. Anche le risorse stanziate dopo ogni tragedia finiscono spesso a tamponare i danni, ripristinando lo stato esistente mentre sarebbe ora di pianificare interventi concreti di ripensamento di quei territori in termini di sicurezza e gestione corretta del rischio''.

Per il Capo del Dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli, è urgente "passare dalle parole ai fatti, di compiere scelte importanti che pongano al vertice delle nostre preoccupazioni la salvaguardia dell'intero territorio che sta letteralmente crollando a pezzi. Per questo ho lanciato, da mesi, la proposta di una revisione delle politiche di uso del territorio, sospendendo, magari, quei progetti che possano provocare un ulteriore aggravio del rischio in un paese sempre più fragile come il nostro e investendo le poche risorse che abbiamo sulla messa in sicurezza". (segue)

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