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Trump: "Rivolte se convention dovesse scegliere un altro candidato"

16 marzo 2016 | 09.44
LETTURA: 3 minuti

(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

"Mi dispiace dirlo, ma abbiamo bisogno dei ricchi per far tornare grande l'America". Nella notte delle vittorie elettorali che lo avvicinano ancora di più alla nomination, Donald Trump ha mostrato così il suo manifesto politico da miliardario nel discorso della vittoria a Palm Beach, in Florida, durante il quale comunque ha cercato di usare un tono più compassato e già presidenziale.

Trump non ha esitato ad usare la parola 'riot', che suona come una minaccia alla luce degli episodi di violenza in cui negli ultimi giorni sono rimasti coinvolti suoi sostenitori durante i comizi, nell'ipotizzare la reazione popolare ad uno scenario in cui, arrivato a Cleveland con la maggioranza dei delegati, la convention si conclude poi con la scelta di un altro candidato. "Penso che ci sarebbero rivolte" ha detto Trump.

"Rappresento milioni di persone, se si violano i loro diritti dicendo 'vi mancano 100 delegati', credo che avremmo problemi come non abbiamo mai avuto, credo che succederebbero brutte cose", ha risposto il candidato repubblicano all'intervistatore della Cnn riguardo alla possibilità, sottolineata oggi da molti commentatori americani, che non riesca a conquistare il sostegno di 1237 delegati, il famoso magic number, prima della convention di luglio.

Per Trump, comunque, non c'è questo pericolo perché secondo lui riuscirà a centrare il numero magico prima della fine delle primarie: "Sono più vicino, sto per chiudere la partita".

Riguardo poi alla sconfitta all'Ohio, e la cruciale perdita dei 66 delegati che potrebbero fargli appunto mancare l'obiettivo, il miliardario si è difeso dicendo che aveva "contro un governatore popolare", appunto il vincitore John Kasich. "Ma ho fatto bene, mi è mancato il tempo, se avessi avuto un altro giorno o due le cose sarebbero state forse diverse", ha affermato.

Trump ha poi notato come ormai il campo dei repubblicani si sia ristretto, "abbiamo iniziato in 17 ora siamo tre", oltre a lui e Kasich Ted Cruz, dopo l'abbandono di Marco Rubio la notte scorsa. "E' stata una campagna cattiva" ha poi aggiunto il miliardario da più parti accusato di essere il responsabile dei toni violenti e aggressivi, dicendosi però convinto che, dopo la sua vittoria, riuscirà a riunificare il partito.

"Credo che vi sia un processo naturale di risanamento, una volta che la battaglia è finita - ha aggiunto - io sono sempre andato d'accordo con le persone per tutta la mia vita, per me questo è un po' insolito. Ma ora dobbiamo vincere e dopo che abbiamo vinto la gente dimenticherà e si sentirà meglio".

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