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Turchia: braccio di ferro Erdogan-stampa, giornalisti lanciano campagna

02 giugno 2015 | 16.28
LETTURA: 2 minuti

L'iniziativa dopo gli avvertimenti e la denuncia al direttore di Cumhuriyet per un dossier sulle armi ai ribelli siriani

INFOPHOTO - INFOPHOTO
INFOPHOTO - INFOPHOTO

In una campagna elettorale più che mai tesa, domina le pagine dei giornali turchi il braccio di ferro tra il presidente Recep Tayyip Erdogan e la stampa indipendente o di opposizione. Il presidente ha avvertito Can Dundar, direttore del quotidiano Cumhuriyet, che "pagherà un caro prezzo" per la pubblicazione di alcune immagini su un carico di armi dell'intelligence (Mit) destinato ai ribelli siriani. Oggi gli rispondono decine di giornalisti e intellettuali, la cui foto appare sulla prima pagina di Cumhuriyet insieme alla scritta "Io sono responsabile", in segno di solidarietà verso Dundar.

Nelle scorse ore Erdogan ha presentato personalmente un esposto in procura contro Dundar, accusandolo di "partecipazione ad azione criminale insieme a membri delle organizzazioni parallele, con la pubblicazione di video e informazioni falsi consegnategli da organizzazioni parallele".

Con l'espressione "organizzazioni parallele", Erdogan e il suo partito Akp si riferiscono all'imam Fethullah Gulen e alla sua potente setta Hizmet, accusati di aver architettato lo scandalo del carico di armi del Mit per danneggiare il presidente. Già ieri, in un intervento alla tv di stato, Erdogan aveva accusato Dundar di "diffamazione dei servizi di intelligence" e di "spionaggio" per le foto e il filmato sul camion del Mit.

"L'autore di quella storia - diceva Erdogan - pagherà un caro prezzo. Non gliela farò passare liscia". Intanto la procura ha già aperto un'inchiesta a carico di Cumhuriyet per "spionaggio" e "terrorismo" e per aver sfidato il silenzio imposto dal governo sulla storia dei tir carichi di armi, scoperti, sequestrati e filmati dalla gendarmeria a gennaio 2014.

Dundar non si lascia intimorire e scrive su Twitter che i giornalisti "non sono dipendenti statali". "Non dobbiamo coprire gli sporchi segreti di stato - ha scritto - ma informarne il popolo". Ha poi parafrasato Erdogan, avvertendolo che "chi ha commesso questo crimine pagherà un caro prezzo".

Intanto, anche il 'Committee to Protect Journalists', organismo che ha sede negli Usa, ha preso posizione contro Erdogan, intimandogli di mettere fine al suo "bullismo" con i giornalisti.

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