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Ucraina, referendum in aree occupate per annessione a Russia

20 settembre 2022 | 14.31
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Dal 23 al 27 settembre a Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia. Rinviato il discorso di Putin

(Afp)
(Afp)

I referendum "farsa", così come li considera Kiev, per l'annessione alla Russia di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia si terranno dal 23 al 27 settembre prossimi. Lo hanno annunciato le autorità filorusse, mentre il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha sottolineato come queste consultazioni testimonino il desiderio dei popoli "di decidere il proprio destino".

I media russi avevano scritto che si attendeva in serata un discorso di Vladimir Putin alla nazione, ed era anche stato pubblicato un tweet dell'emittente di stato Rt che dava l'ora, le 20 di Mosca (le 19 in Italia). Il discorso non è però arrivato all'ora indicata e sarebbe stato anche cancellato il tweet con l'orario, fa notare il sito di Sky news Uk.

Il primo ad annunciare la convocazione del referendum "sull'ingresso della Repubblica popolare di Luhansk nella Federazione russa" è stato il Consiglio del popolo della regione dell'Ucraina orientale, il cui presidente, Denis Miroshnichenko, ha spiegato che il quesito sulle schede sarà: "Siete a favore che la Repubblica di Luhansk si unisca alla Federazione russa come entità costituente". Dopo il suo annuncio, il presidente della Repubblica popolare di Luhansk, Leonid Pasechnik, ha firmato il provvedimento per la convocazione del referendum.

Qualche minuto dopo anche la Repubblica popolare di Dontesk ha fissato il voto per gli stessi giorni, con il leader Denis Pushilin che ha spiegato che la consultazione si terrà "con un formato misto, di persona e da remoto, tenendo conto delle questioni di sicurezza".

Pushilin ha scritto direttamente al presidente russo Vladimir Putin: "Nel caso di una decisione positiva a seguito del referendum, di cui non dubitiamo, le chiedo di prendere in considerazione la questione dell'adesione della Repubblica popolare di Donetsk alla Federazione Russa il prima possibile. Il popolo del Donbass, che ha sofferto a lungo, meritava di far parte del grande Paese che ha sempre considerato la sua madrepatria. Questo evento ripristinerà la giustizia storica, che milioni di persone russe desiderano".

Infine, l'annuncio dell'amministrazione filorussa della città di Kherson - la prima a essere occupata dalle forze di Mosca all'inizio della guerra - che ha fissato il voto da venerdì a martedì prossimi solo qualche ora dopo che il Consiglio civico aveva presentato un'iniziativa per celebrare il referendum per l'annessione alla Russia, che "garantirà la sicurezza nel territorio della regione".

"Dall'inizio dell'operazione militare speciale e anche nel periodo precedente - ha commentato Lavrov - abbiamo detto che la popolazione dei rispettivi territori deve decidere il proprio futuro. La situazione attuale conferma che vogliono essere padroni del proprio destino". "I 'referendum' farsa non cambieranno nulla. Né lo farà qualsiasi 'mobilitazione' ibrida. La Russia è stata e resta un aggressore che occupa illegalmente parti del territorio ucraino", ha fatto eco il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, secondo cui Kiev "ha tutto il diritto di liberare i suoi territori e continuerà a liberarli qualsiasi cosa dica la Russia".

IL CROLLO DELLA BORSA DI MOSCA - Gli investitori 'bocciano' l'idea dello svolgimento in alcune regioni ucraine occupate da Mosca di un referendum - entro fine settembre - sull'eventuale adesione alla Russia. Lo conferma il crollo verticale registrato dai corsi borsistici sulla piazza di Mosca con l'indice Moex che è arrivato a perdere anche più del 10% scendendo sotto quota 2.200 punti. A poco più di un'ora dalla chiusura l'indice ha recuperato leggermente e si aggira intorno ai 2270 punti (-6,60%). Fra i titoli più penalizzati il portale Yandex (il 'Google russo') -8,50%, il colosso energetico Lukoil -7,90%, mentre Gazprom, Rosneft e Sberbank registrano perdite superiori al 6%.

IL PORTAVOCE DI ZELENSKY - "Senza i referendum, c'è ancora una piccolissima chance di una soluzione diplomatica. Dopo i referendum, no". E' quanto ha detto il portavoce dell'ufficio della presidenza ucraina, Serhiy Nykyforov, citato da Liga.net.

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