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Umbria: Bravi (Cgil), 2014 anno nero per il lavoro

30 dicembre 2014 | 10.24
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Per il sindacato, il 2015 si presenta alle porte con pesantissime incognite.

Umbria: Bravi (Cgil), 2014 anno nero per il lavoro

"Il 2014 va in archivio con un bilancio estremamente negativo per l’Umbria del lavoro. Era difficile immaginare che i numeri potessero ulteriormente peggiorare e, invece, proprio questo è successo. Tanto che il 2015 si presenta alle porte con pesantissime incognite e il rischio concreto di un’ondata di licenziamenti di massa". A dirlo è la Cgil dell’Umbria nella conferenza stampa di fine anno.

"Un anno fa -spiega il segretario generale Mario Bravi- eravamo qui a parlare di 125mila persone che nella nostra regione vivevano una forte sofferenza occupazionale; oggi dobbiamo rivedere quel dato in peggio: siamo a 137mila".

"E non traggano in inganno gli ultimi dati sulla cassa integrazione -avverte la Cgil- perché il calo registrato rispetto al 2013 non è un buon segnale, ma piuttosto un ulteriore campanello d’allarme, visto che a pesare è soprattutto la mancanza di risorse per coprire gli ammortizzatori (i pagamenti della cig in deroga sono fermi ad aprile) e la progressiva sostituzione di questi ultimi con i licenziamenti (basti pensare ai 620 che recentemente hanno colpito in un solo giorno i lavoratori ex Merloni)".

Secondo uno studio dell’Ires Cgil sull’Umbria, "nel secondo trimestre 2014, su 72mila avviamenti al lavoro in Umbria solo 6.400 sono stati a tempo indeterminato, ovvero meno del 9%, dato nettamente al di sotto della media nazionale, già di per sé molto bassa".

"E' palese che siamo di fronte -osserva Mario Bravi- a una situazione estremamente difficile e preoccupante, ma il fatto è che dopo 7 anni non si vede ancora il pavimento di questa crisi, si continua a cadere e a riproporre ricette sbagliate oltre che inique".

Bravi si riferisce in particolare agli ultimi provvedimenti del governo Renzi, Jobs Act e legge di stabilità: "Un combinato disposto che praticamente incentiva i licenziamenti e stabilizza la precarietà", denuncia il segretario della Cgil umbra, che dati alla mano evidenzia "come gli incentivi alle assunzioni offerti alle imprese superino i costi da sostenere in caso di licenziamento, tanto che per le aziende sarà conveniente assumere per licenziare, piuttosto che stabilizzare il lavoro".

"Dopo il grande successo -riferisce Bravi- delle iniziative messe in campo nella seconda metà del 2014, con la manifestazione del 25 ottobre a Roma e lo sciopero generale del 12 dicembre insieme alla Uil, proseguiremo la mobilitazione anche in Umbria e al contempo avvieremo anche sul piano legale i ricorsi contro provvedimenti palesemente incostituzionali, come il contratto a tutele crescenti che discrimina i giovani lavoratori neo assunti rispetto agli altri".

Un avvertimento che la Cgil rivolge anche a Confindustria Umbria, che "non può ostentare tranquillità e proseguire nella sua inerzia, mentre nella nostra regione ci sono 165 vertenze aperte e migliaia di lavoratori e lavoratrici che chiedono di non essere abbandonati a loro stessi".

"Non basta più dire che qui in Umbria -rimarca il sindacalista- i fondi europei si spendono tutti, ma occorre che i soldi siano spesi beni, non distribuiti a pioggia alle imprese, ma legati strettamente alla creazione di buona e stabile occupazione".

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