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Usa-Cina, prof. Sisci: "Sui dazi più che una pace una tregua"

16 gennaio 2020 | 13.11
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(Afp)
(Afp)

Più che una pace, una tregua che rafforza Donald Trump in vista delle elezioni e consente alla Cina di prendere tempo. Il professore Francesco Sisci, esperto italiano di Cina, autore di numerosi libri di politica internazionale e di molti saggi sulla Cina, commenta l'intesa commerciale siglata da Washington e Pechino. La tregua - spiega parlando con l'Adnkronos - serve "perché la Cina vuole prendere tempo e più tempo guadagna meglio è, perché si prepara al futuro, alle richieste future, alle trasformazioni necessarie per il futuro", mentre per gli Stati Uniti c'è un elemento elettorale molto importante": se dovessero affrontare quanto non è contemplato nell'accordo, "gli Stati Uniti dovrebbero andare ad un vero e proprio scontro commerciale e forse non solo commerciale, con la Cina. Uno scontro che - soprattutto in queste condizioni di economia globale - porterebbe una recessione globale, mentre Trump ha bisogno di un'economia forte che lo aiuti per la rielezione".

"Tra Stati Uniti e Cina - sottolinea Sisci, che collabora con il think tank inglese Center for Policy Studies ed è Senior Fellow del Gatestone Institute, presieduto da John Bolton - ci sono problemi enormi, di cui i problemi commerciali sono solo una parte. Questo accordo poi a sua volta copre solo una piccola parte delle questioni commerciali: quando con l'inizio della presidenza, Trump aveva sollevato con forza la questione cinese, chiedeva l'apertura del mercato cinese e la protezione verificata della proprietà intellettuale in Cina". (segue)

Ora però, prosegue, "questo accordo non copre ne l'uno né l'altro: non c'è adesso né in un prevedibile orizzonte un'apertura del mercato cinese, che rimane chiuso. La moneta rimane non liberamente commerciabile, non è una valuta che si può liberamente scambiare, non si può entrare ed uscire dal mercato cinese liberamente, come succede tra Stati Uniti ed Europa né c'è un meccanismo chiaro per la protezione dei diritti intellettuali".

"Se vediamo un pò nel dettaglio questo accordo - continua Sisci, già corrispondente da Pechino per testate italiane e straniere, frequente commentatore politico alla tv cinese e alla Phoenix Tv di Hong Kong - in realtà è un grande contratto di scambio, in cui in sostanza i cinesi comprano prodotti agricoli dagli Stati Uniti che vengono da alcuni degli stati che saranno cruciali per le elezioni americane. Quindi Trump acquisisce un aiuto dalla Cina per la sua rielezione", spiega ancora Sisci, già direttore per Chiara Fama dell'istituto di cultura italiana in Cina.

A novembre, a elezioni concluse "io penso che questo dossier si riaprirà, non sarà lasciato semplicemente dormiente, bisognerà vedere che progressi ci saranno stati in questi 9-10 mesi, continueranno le trattative e i contatti. Bisognerà vedere a cosa si arriverà alla fine di quest'anno". Cosa accadrà allora è difficile da prevedere sia per la parte cinese sia per la parte americana.

"Negli Stati Uniti oggettivamente questo accordo potrebbe diventare ostaggio delle polemiche interne americane. Naturalmente un'economia, una borsa in rilancio che aiuti Trump non conviene ai democratici e questi nelle prossime settimane potranno prendere di mira questo accordo", denunciandolo "perché è troppo poco e troppo tardi", e facendolo finire nella macina delle polemiche interne elettorali americane".

"Cosa ne uscirà non è chiaro, perché ci sono differenze tra repubblicani e democratici: se tutti sono in qualche modo contrari alla Cina, gli accenti sono molto diversi: i democratici sono molto più sensibili sulle questioni dei diritti umani, i repubblicani sono più realisti su questo tema. Insomma, bisognerà vedere anche in America come sarà digerito nelle prossime settimane questo accordo, perché questo avrà senz'altro un impatto sulle trattative in corso".

Quanto alla Cina "bisognerà capire come Pechino si prepara ad affrontare la sfida americana, perché la questione commerciale è solo una. Oltre a quella, c'è anche la questione strategica, cioè la presenza cinese nel Mar Cinese meridionale, la posizione della Cina rispetto alle isole Senkaku, contese da Cina e Giappone, e poi c'è Taiwan, la questione dei diritti umani, Hong Kong, lo Xinjiang, tutte questioni aperte, come anche quella della cybersicurezza dove è gia in atto uno scontro fortissimo di cui la questione Huawei è solo la punta dell'iceberg" Su tutto questo, "la Cina si sta preparando e sta riflettendo, quindi bisognerà vedere che cosa si prepara a fare anche su tutti questi altri fronti, che per Pechino è chiaro sono collegati".

Quanto infine ai futuri rapporti commerciali tra Stati Uniti ed Europa dopo l'accordo con la Cina, per l'esperto sinologo i piani sono molto diversi: "tra Cina e Stati Uniti ci sono contrasti commerciali e non commerciali, mentre con l'europa ci sono solo contrasti commerciali, non strategici, ideologici, valoriali".

"Con la Cina - conclude - ci sono contrasti commerciali, più ampiamente economici, strategici, di valore quindi il problema del commercio è solo uno dei grandi punti sul tappeto. Per questo secondo me è improprio fare un confronto tra contrasti tra Stati Uniti ed Europa e Stati Uniti e Cina".

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