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Violenza su donne, Bonafede: "E' piaga più grave"

25 novembre 2020 | 15.27
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Il ministro della Giustizia: "Spesso non si denuncia per sfiducia contro lo Stato, stiamo combattendo contro questa idea"

Alfonso Bonafede (Fotogramma)
Alfonso Bonafede (Fotogramma)

"C'è un equivoco strisciante, che la violenza di genere sia un problema delle donne, è un problema di tutta la società civile, è una delle più gravi piaghe della nostra società, che la rende una società incivile, perché non si fa carico di un problema che riguarda tante donne sole". A sottolinearlo è il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, nella Giornata mondiale per il contrasto alla violenza sulle donne, intervenendo al ministero dell'Istruzione, insieme con la ministra Lucia Azzolina, alla presentazione di un concorso per le scuole.

"I motivi per cui una donna non denuncia sono tanti tra questi ci può essere la sfiducia nello Stato, noi stiamo combattendo contro questa idea", ha assicurato Bonafede.

Della violenza sulle donne, ha detto Bonafede, bisogna "parlare, anche attraverso un confronto tra generazioni, è fondamentale anche per abbattere le pareti del silenzio e della solitudine, perché tante donne possono anche non essere a conoscenza degli strumenti che lo Stato mette loro a disposizione". Ed è importante "lavorare alle radici, le radici della società sono i ragazzi e le ragazze, che stanno aggiungendo tasselli al mosaico di una nuova società che consideri tra i principi fondamentali la non violenza e il rispetto della libertà. Il primo obiettivo della scuola - ha ammonito il ministro - è insegnare agli studenti l'importanza di essere liberi nella società in cui vivono, essere liberi rispettando la libertà degli altri, senza mai pensare che una debolezza fisica possa essere il margine di avanzamento per invadere la libertà altrui".

Quanto al nuovo reato di Revenge porn introdotto dal 'Codice rosso', Bonafede ha ricordato il "numero elevatissimo" di indagini, oltre mille, un numero di fronte al quale bisogna "continuare a reagire dando il messaggio che il cellulare non può diventare strumento di mortificazione dell'altro o di violenza, il clic può essere anche molto più violento di un inaccettabile gesto di violenza fisica. Tutto questo fa parte dell'educazione alle tecnologie e alla modernità, vista come strumento di miglioramento della vita e mai come arretramento a una civiltà che diventa primitiva, e pensa di potere diffondere immagini sessualmente esplicite di altri senza il loro consenso".

Bisogna, ha sottolineato ancora il ministro, "lavorare insieme perché, quando una donna trova il coraggio di denunciare, lo Stato prenda sulle proprie spalle l'impegno di proteggerla per tutto il percorso che dovrà affrontare. E lavorare il più possibile sulla prevenzione: il codice rosso va in questa direzione, creare una serie di meccanismi che consentano allo stato di intervenire per proteggere quella donna e aiutarla a denunciare e prevenire altri possibili eventi violenti".

"Abbiamo numeri elevatissimi - ha ricordato il ministro -, abbiamo un femminicidio ogni tre giorni che è un numero sconcertante, e nonostante questo, i numeri ci dicono che ci sono tante donne sole, la cui solitudine si consuma e aumenta molto spesso all'interno delle pareti di casa".

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