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Caso Yara: legale Bossetti, analisi su pc e telefoni inutilizzabile/Adnkronos

18 febbraio 2015 | 20.27
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Per la difesa si tratta di un accertamento irripetibile e in assenza delle parti potrebbe non essere valido a dibattimento. E l'avvocato svela: i consulenti tecnici della procura hanno perso la copia forense della memoria di uno dei telefoni cellulari dell'indagato

Caso Yara: legale Bossetti, analisi su pc e telefoni inutilizzabile/Adnkronos

L'analisi sui pc e i cellulari di Massimo Giuseppe Bossetti, in carcere con l'accusa di aver ucciso la 13enne Yara Gambirasio, contenuti nella relazione informatica messa a punto dai periti della procura di Bergamo che indaga sull'omicidio della 13enne è un "accertamento irripetibile" ed essendosi svolto senza la presenza dei consulenti della difesa "di fatto non può essere ritenuto valido avendo violato la procedura prevista per legge". Lo afferma l'avvocato Claudio Salvagni che solo di recente ha ottenuto l'autorizzazione a copiare i supporti informatici dell'indagato, elementi ora sotto la lente degli esperti scelti dalla difesa del 44enne muratore.

Una consulenza informatica - "l'attività dei periti è avvenuta tra giugno e luglio scorso", spiega il difensore Salvagni - che dimostra come "tale attività risulta incompatibile con l'accertamento tecnico irripetibile disposto dalla Procura che prevedeva l'inizio delle operazione peritali per il 15 ottobre 2014 nella sede del Ris di Roma. In altre parole, quando al Ris di Roma le parti hanno dato atto dell'inizio delle operazioni, in realtà - sottolinea - altri erano già intervenuti con attività alterative degli apparati".

Un dato, che se confermato, dimostra "una (ulteriore) violazione, da parte del pm titolare dell'indagine" e che va ad aggiungersi a un altro possibile 'errore': "i consulenti tecnici della procura dichiarano, a pagina 47 della loro relazione, di aver perso la copia forense della memoria di uno dei telefoni cellulari" di Bossetti. "Tale affermazione - evidenzia l'avvocato dell'indagato - denota l'evidente mancato rispetto non solo delle procedure internazionalmente previste per l'analisi ad uso forense di dispositivi elettronici, ma anche delle più elementari regole di professionalità".

Non solo: "nel report di estrazione dei dati dai cellulari - spiega il legale Salvagni - è dimostrata la mancata preservazione dei dati. Le attività di ricerca sul web indicate dai consulenti risultano decontestualizzate e su reperti non identificati (non si precisa da quale computer o da quale hard disk sono tracciate le ricerche web). La relazione tecnica non evidenzia quale sia il sistema operativo, il web browser, la presenza o meno di antivirus fondamentale per comprendere l'effettiva modalità delle ricerche fatte da una persona o in modo automatico".

Per la difesa "molte delle stringhe di ricerca riportate nella relazione appaiono come derivanti da attività non umana. E contrariamente a quanto affermato dai consulenti il software Ccleaner (per la pulizia del pc, ndr) non è stato utilizzato di recente essendo emerse attività di navigazioni risalenti a molti anni fa e l'uso di questo software non avrebbe consentito il reperimento di queste navigazioni visto che non prevede la cancellazione selettiva di dati".

L'aver trovato dati risalenti al 2002 "evidenzia come il pc dell'indagato sia assolutamente obsoleto e, conseguentemente, facilmente attaccabile da infezioni informatiche", quanto alle ricerche pornografiche "non vengono contestualizzate e dalle stesse non emergono contenuti pedo pornografici. Analizzando l'unica ricerca che può essere ritenuta, in qualche modo, 'suggestiva', ovvero quella contenente il termine 'tredicenne' , è inverosimile che la stringa completa 'ragazzine-rosse-tredicenne-per-sesso' sia stata digitata da una persona, essendoci i trattini tra le parole" e, in ogni caso, conclude il legale "non evidenzia alcun contenuto di natura pornografica, benché meno con raffigurazione di minori".

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