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Dazi, "migliaia di posti lavoro a rischio in Italia"

21 marzo 2018 | 13.51
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(Fotogramma)
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I posti di lavoro a rischio in Italia nel caso si dovesse scatenare una guerra commerciale con gli Usa come conseguenza dei dazi sull'import di acciaio e di alluminio annunciati da Washington "possono essere tanti, decine di migliaia". Lo dice la presidente di Business Europe, l'associazione delle Confindustrie europee e dell'Eni Emma Marcegaglia, a margine di una conferenza stampa a Bruxelles.

"Chiaramente - aggiunge - mi auguro che alla fine ci sia un buon risultato nella trattativa tra Cecilia Malmstroem e Ross e che, così come pare, la Commissione Europea abbia intenzione di portare avanti una difesa, ma senza a sua volta innescare una guerra commerciale, perché questo per un'area come l'Europa, che è una forte esportatrice, può essere problematico".

L'impatto di una guerra commerciale, continua la Marcegaglia, "può essere devastante, perché l'Europa già aveva messo dazi anti dumping verso tantissimi Paesi che esportavano in Europa. Adesso, se si va verso una restrizione ulteriore del mercato, il rischio è che non ci sia sufficiente produzione per l'Europa e per i trasformatori, come noi. Il momento è molto delicato ed è importante continuare questo processo di crescita che è in corso: anche il settore siderurgico sta andando meglio, dopo tanti anni di crisi".

Il vero rischio, continua la presidente di Business Europe, è quello di "andare incontro ad una chiusura di mercato e a una situazione in cui si fa veramente fatica ad agire con certezza. In questo momento, più che essere efficienti e bravi nei prodotti, devi capire che cosa succede in Europa, che cosa fa Trump, che cosa fa la Malmstroem....una situazione molto complicata".

Per quanto riguarda il gruppo Marcegaglia, "noi non vendiamo agli Usa, ma siamo importatori di acciaio. Già abbiamo grandi limiti per i dazi precedenti: se adesso si mettono anche clausole di salvaguardia e ulteriori quote alle importazioni, il rischio è che si chiuda ulteriormente il mercato delle importazioni. Questo per noi non è positivo".

E va ricordato, sottolinea Marcegaglia, che "i cinesi hanno già un dazio antidumping altissimo: non esportano più in Europa ormai da due anni. Così come i russi, gli ucraini, gli iraniani: già questi non possono più esportare perché sono bloccati dai dazi. Se adesso si mettono ulteriori riduzioni, il rischio è che tutti i trasformatori indipendenti abbiano un gravissimo danno", conclude.

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